Recensione: Ruska Jorjoliani, Tre vivi, tre morti

Ruska Jorjoliani
TRE VIVI, TRE MORTI
Edizioni Voland, pp. 196, € 16

Gradevole sorpresa la giovane autrice georgiana. Approdata a Palermo dalla Georgia nel 2007, dona ai lettori una storia scritta in un italiano curato e di buona fattura, come quasi necessaria conseguenza degli illustri nomi che nomina alla fine della storia come fonti ispiratrici: Svevo, Gadda, Praz e Pontiggia, tra gli altri.
La storia, dicevamo, è di estrema originalità e per certi aspetti fuori dal tempo, ovvero si svolge in un tempo passato che solo le assidue frequentazioni letterarie di cui sopra possono avere ispirato alla giovane scrittrice. Siamo negli anni ’50, nel primo dopoguerra, e Modesto, uno dei due protagonisti, riceve una lettera. Nella lettera viene accusato di crimini indefiniti, ma che lui mostra di conoscere bene. Dopo averci illustrato la vita di Modesto e della moglie Aurora, Ruska Jorjioliani ci riporta agli anni del fascismo, quando Modesto era Guerino, un giovane infiammato dagli ideali del fascismo. Quello che è successo in quegli anni si lega alla lettera anonima in un flusso narrativo che non mostra mai un cedimento e conduce per mano il lettore a un finale in perfetto stile italiano.

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