Doris Lessing, Il sogno più dolce
Feltrinelli, pp. 455, euro 10,00
Traduzione Monica Pareschi
La vita di Doris Lessing fu complessa ed impegnativa. Questo libro, nelle sue parole la mancata terza parte della sua autobiografia – volontariamente non scritta per non offendere i diretti interessati – ne lascia trapelare i momenti salienti, opportunamente intrecciati con l’invenzione narrativa. La vicenda riguarda la vita di due donne, Frances e Julia, la prima moglie e la seconda madre del compagno Jhonny, stereotipata figura di stalinista vecchio stampo che negli anni ’60 era normale incontrare a capo dei movimenti anti sistema o, più genericamente, comunisti. Frances e Jhonny non stanno più insieme, Jhonny ha dovuto seguire la spinta del tempo che lo spinge verso altri luoghi, e altre donne; Frances è rimasta nella grande casa di Julia con i due figli, ora adolescenti, Andrew e Colin. Tutto pare svolgersi attorno al grande tavolo da cucina dove Frances e gli amici dei figli discutono di politica e dove la Lessing ci racconta la loro vita. Le loro vite proseguono e si trasformano, intrecciate a quelle degli altri personaggi minori del romanzo; negli anni ’70 la piccola Sylvia, la prima figlia della seconda moglie di Jhonny, raggiunta la laurea in medicina decide di dedicarsi all’Africa, e si sposta in una missione nello Zimlia – nome di fantasia per lo Zimbabwe, appena giunto all’indipendenza – il che offre alla Lessing l’opportunità di raccontarci le storture perpetrate dai politici locali che, inconsapevoli marionette nelle mani della lobby umanitaria occidentale e di un’ideologia applicata nel peggiore dei modi, riescono a distruggere un’economia prima fiorente.
Queste poche parole non possono riassumere tutta la complessità umana di un romanzo che è uno sguardo impietoso, molto poco femminile, sui limiti di un’ideologia e di un’epoca, oltre che delle donne e degli uomini che da tale epoca sono stati formati. Uno sguardo impietoso che in tutti i suoi lavori la Lessing ha usato per portare alla luce sentimenti di cui le donne del suo tempo non erano sempre consapevoli.