Recensione: Louis Althusser, Sul materialismo aleatorio, Unicopli

Louis Althusser, Sul materialismo aleatorio

Unicopli, pp. 210, euro 15

Per chi sia un minimo dentro alle questione della filosofia, apparirà chiaro in partenza la peculiarità di questo libro: l’opposizione al classico materialismo dialettico tramite la sua versione aleatoria. La prospettiva si dimostra invero estremamente interessante e vale quindi la pena sintetizzarne i punti salienti.

La filosofia, per come s’è affermata in occidente, ha tratto origine dal pensierogreco e s’è ritenuta in obbligo di proseguirne le intuizioni storicamente più affermate, ovvero ha riproposto in sempre nuove versioni gli approcci platonico o aristotelico, dimenticando così la grandiose intuizioni di Epicuro e Democrito. I motivi di questa dimenticanza sono precisi e sociali. L’atomismo concepito dai due ‘minori’ della filosofia greca, dichiara nullo in partenza qualsiasi tentativi di organizzare la societànel suo complesso – il desiderio un po’ fascista dei maggiori – dato che si rinuncia alla possibilitàdi individuare delle ‘cause’. Epicuro suppone che gli atomi cadano paralleli per l’eternitàe che, casualmente, talvolta si intreccino, dando luogo a delle sequenze, causali è vero, ma la cui causa è in essenza accidentale. Non vi è la negazione esplicita di un principio primo (dio), che anzi Epicuro richiama sempre, ma nel discorso sul mondo tale principio si dimostra inutile. Il discorso è simile a quello di Kant che, per l’appunto, esprimeràla sua stima per il filosofo greco.

Bisogneràattendere il ‘500 italiano perché questo principio venga ripreso. Il ‘filosofo’ in questione, che Althusser espressamente valuta più rilevante di Marx, è Macchiavelli. Il suo Principe è in effetti l’incarnazione dell’innecessitàdi una serie causale infinita per spiegare i fatti del mondo, anzi, della possibilitàdi creare ad arbitrio nuove serie causali sfruttando la fortuna e il vuoto. La fortuna è l’incontro tra persona e situazione, il vuoto è l’atteggiamento della persona di fronte all’insieme delle cause, individuali e sociali, che agiscono costantemente su ciascuno. In altre parole il Principe, che per Macchiavelli doveva realizzare la sospirata unitànazionale, poteva realizzare tale obiettivosolo se, una volta trovata l’occasione favorevole, si fosse dimostrato in grado di agire sfruttando le passioni gioiose, che Althusser richiama mutando il termine da Spinoza, il terzo grande filosofo che pone nella traccia del materialismo aleatorio.

Le passioni tristi di Spinoza sono quelle che impediscono alle persone di vivere in maniera autentica, sono quelle che impediscono di sperimentare la funzione liberatoria del vuoto, di creare un punto zero per una serie causale personale che sia dotata di senso. Questo percorso personale condurrebbe inevitabilmente il soggetto alla conoscenza del mondo, ovvero di Dio, che è colui che è il mondo. A margine sottolineo che per Althusser Spinoza ha adottato questa teoria con scopi fondamentalmente non religiosi, punto del resto giànotato anche da filosofi di matrice cristiana (cfr. Del Corno, introduzione all’ateismo moderno).

Da Spinoza in avanti sono pochi i grandi filosofi. Oltre a Marx, ci sono Hegel e Nietzsche, Wittgenstein e Deleuze, Derrida e Gramsci, tutti comunque accomunati dal tentativorivoluzionario – in alcuni casi implicitamente – di creare una chiave di lettura del mondo basata sul caso concreto, e non sono una finalitàincorporea. La rivoluzione infatti puòcompiersi solo a partire dalla negazione dell’esistente, in quanto l’esistente porta in sé tutti i principi economici che hanno portato alla realizzazione dello sfruttamento dei pochi a danno dei tanti. La dialettica materialista non porta a nulla, come s’è visto dal graduale disgregarsi dei partiti comunisti nati nel mondo dalla rivoluzione d’Ottobre, perché il materialismo esistente non è altro che un idealismo mascherato, che riafferma l’esistente con un segno opposto.

Al termine di questo breve commento – il testo è molto più ricco, inevitabile dirlo – constato con piacere la convergenza tra questa interpretazione filosofica materialista ed il bisogno politico di un’opposizione anarchica all’esistente perché l’unica regola che permette di superare i condizionamenti ideologici è, ca va sans dire, aleatoria.

 

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