Shane Jones, Io sono febbraio, ISBN

Shane Jones, Io sono febbraio
ISBN, pp. 159, euro 13.50
Traduzione Dafne Calgaro

Odio i libri evocativi. Un libro non deve essere evocativo, deve raccontare una storia per permettere a chi la legge di guardare un po’ in là, di capire qualcosa in più. La poesia può, anzi deve, essere evocativa perché proprio grazie a questa caratteristica riesce a colpire l’animo del lettore, ma questo risultato lo raggiunge grazie alla sua forma specifica. Adottare la forma romanzo per risvegliare imprecisi sentimenti in chi legge significa tradire sia la poesia sia il romanzo. La lunghezza dello sviluppo della storia, che è caratteristica del romanzo, toglie allo scritto che voglia essere evocativo la possibilità dell’immediatezza che è l’arma della poesia. Peraltro, il continuo tentativo di suscitare un sentimento con ogni parola rende il romanzo, scritto con intento poetico, di difficile lettura/comprensione.
Shane Jones, l’autore di questa piccola storia, nasce come poeta, e si vede. La storia di Io sono Febbraio è scritta con uno stile estremamente spezzettato, tanti piccoli tasselli come tante piccole strofe messe insieme per mostrare la cattiveria del signor Febbraio che, giunto in un ipotetico luogo, stabilisce per legge l’abolizione degli altri mesi del calendario. Vuole che sia sempre inverno, sempre freddo, sempre cupo; ma questo non gli basta. Stabilisce ulteriori divieti, tutti relativi alla proibizione di far volare le cose. E poi inizia a fare scomparire i bambini.
Ma compie un errore fatale, fa sparire Bianca, la figlia di Thaddeus e Selah. Thaddeus non accetta la scomparsa e, insieme alla Soluzione, rappresentata da cinque individui con i volti coperti da maschere d’uccello, sferra una guerra contro Febbraio. Questa guerra viene combattuta in varie fasi, nelle quali appaiono personaggi che credevamo morti, e si conclude con l’assalto finale di Thaddeus alla casa sulle nuvole dove vive Febbraio che però ha deciso di essere un Costruttore di case e che vive insieme alla Ragazza che sapeva di miele e di fumo che potrebbe essere Bianca, non fosse per il fatto che Bianca è morta.
Capito niente?
Beh, neanch’io. Nel libro c’è una certa sincerità, un’urgenza espressiva che gli deriva forse dalla poesia, un contenuto che chiede d’essere espresso ma, per quanto riguarda la forma, siamo in alto mare. Il libro va comunque segnalato perché è diventato un caso editoriale in America e, come sappiamo bene, i casi editoriali di quel paese si cerca sempre di farli diventare tali anche nel nostro. Il suo successo può quindi essere preso come il segnale di una tendenza esistente nella cultura contemporanea, che riesce a sfruttare commercialmente anche un prodotto come questo, adatto ad una ristretta minoranza di persone. Queste persone non hanno nulla a che spartire con la cultura di massa ovviamente se non il desiderio di rifiutare la cultura massificata. Questo desiderio viene recepito in tempo reale dalla macchina culturale che produce, massificandoli, oggetti che hanno le caratteristiche richieste da questa fascia di pubblico e da quanti vogliono identificarsi con questa ristretta fascia di pubblico..
Il Truce Dittatore del libro, cui corrisponde una cupezza di fondo della storia, è una finzione di comodo contro cui possono scagliarsi molte minoranze ma che non trova corrispondenza nella realtà delle cose; il fatto che il Magnifico Mondo Nuovo preconizzato da Huxley sia invece diventato reale offre meno spunti evocativi, non offre la possibilità di infuriarsi contro un unico responsabile ed è quindi meno utile dal punto di vista commerciale.
Infuriarsi con febbraio perché fa freddo, che senso ha?

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