Recensione: Shanno Burke, I corpi neri, ISBN

Shanno Burke, I corpi neri
ISBN, pp. 234, euro 12
Traduzione Seba Pezzani
 
Sanità americana, lato b. Dopo anni di telefilm basati su dottori onniscienti, operazioni effettuate con strumentazioni milionarie a disposizione di chiunque, strutture sanitarie che hanno a cuore la salute dei meno abbienti e amorazzi vari nelle corsie, in questo libro potrete incontrare cose di cui mai avreste avuto idea. La sanità americana vista dalle ambulanze dei paramedici.
Ollie Cross è un ragazzo di buona famiglia che, laureatosi in medicina, non riesce a passare l’esame per la specializzazione; decide allora di usare l’anno che deve lasciare passare prima di ritentare l’esame per fare un po’ di esperienza. Va a lavorare come paramedico alla stazione 18 di Harlem, New York.
Alla stazione 18 il lavoro è diviso su tre turni, e Cross si trova a lavorare con Rutkovsky, burbero ma competente ‘vecchio’ della struttura. Sarà tramite suo che Cross si introdurrà in quello che è un mondo a parte, con le sue regole e i suoi rituali. Piano piano si farà accettare da tutti gli altri membri del gruppo e diventerà un buon paramedico. Riuscirà a superare la crisi che pare colga tutti quelli che lavorano a così stretto contatto con le miserie umane e dopo un anno tornerà a studiare per diventare dottore davvero.
Scritto in maniera molto sentita – Burke ha lavorato come paramedico prima di diventare scrittore – questa parabola esistenziale si fa apprezzare per la capacità di non scantonare da quelle che sono le difficoltà cui un lavoro del genere sottopone gli operatori. Le personalità dei colleghi di Ollie coprono un vasto spettro di possibilità, dal rude ma buono Rutkovsky al cinico e pazzo La Fontaine, e Cross si sente attratto da tutte, di tutte vede lati positivi e negativi riuscendo comunque alla fine a trovare la sua personale visione di come quel lavoro vada svolto.
Accettare il fatto che, non essendo il Dr. House, non li puoi salvare tutti.

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