Adam Haslett, Union Atlantic, Einaudi

Adam Haslett, Union Atlantic
Einaudi, pp. 3348, euro 19
Traduzione Carla Palmieri
 
La letteratura americana si scontra costantemente con la difficoltà di far comprendere al mondo l’assurdo gioco che regola la sua vita civile. Grazie alla globalizzazione, che oltre che economica è anche e soprattutto culturale, riusciamo in parte a capire certi meccanismi anche se, va detto per precisione, la meccanicità dei comportamenti che ne risultano è difficile da accettare.
Questa storia inizia dalla prima guerra del golfo. Doug è un giovane americano che, fuggito di casa, si arruola nell’esercito e partecipa all’abbattimento di un aereo civile; sensi di colpa pochini.
Il nostro è quindi già ben delineato nella personalità; nessuna sorpresa quindi se, tornati dopo anni in America, lo troviamo vice capo di una grande banca d’affari, la Union Atlantic del titolo. Le banche d’affari fanno una cosa molto strana, che noi che viviamo del nostro stipendio facciamo fatica a capire: producono denaro dal denaro. In un primo tempo queste banche prestavano denaro a strozzo, in pratica; ora che la società si è evoluta, è stato loro consentito di scommettere su entità effimere come i futures o i derivati. La scommessa la fanno con i nostri soldi, i nostri depositi e le rate che paghiamo loro per ottenere i soldi che ci servono per comprare cose. Per legge, le scommesse non devono superare la garanzia che la banca può offrire. Tutto in teoria, naturalmente.
Per guidare una banca del genere devi avere i peli sullo stomaco e Doug ne ha da fare invidia a una scimmia. Per far vedere quant’è bravo si trasferisce sulla collina dove vive il suo capo, Jeffrey Holland, a fianco della magione abitata da Charlotte, anziana signora memoria vivente dei bei tempi andati ma anche della dignità e della necessità del decoro. Costei s’infuria perché la nuova costruzione ha distrutto il bosco e viola il lascito del nonno al comune; muove quindi causa al rampante menager. Intanto uno dei diretti sottoposti di Doug ha iniziato a scommettere forte sui derivati a Singapore, ma sembra tutto sotto controllo. Lo scrittore dà quindi tempo alla vicenda umana di Charlotte di svelarsi in tutta la sua ampiezza e, quando si arriva al tribunale che deve giudicare, di lei sappiamo quasi tutto. Ciò che veniamo a scoprire in questo momento però è che il sottoposto di Doug ha scommesso un po’ alla cieca, e ora c’è un ammanco dalle casse della controllata della Union Atlantic di svariati milioni. Il fratello di Charlotte è il responsabile della FED di New York e sarà lui a decidere il destino della banca; intanto Doug, da bravo pescecane, ha deciso che il suo destino non è di lasciarsi mangiare da una giustizia sociale alla quale non riconosce nessuna autorità e così è tornato nel golfo per l’ultima tornata della guerra sacra contro il male lanciata dall’amministrazione Bush.
La parabole compiuta da questo sottoprodotto dello sviluppo umano è evidentemente emblematica. Lo scontro tra Doug e Charlotte è lo scontro tra i signori d’un tempo e i nuovi ricchi, ma anche quella tra la spinta della ragione e la forza dell’irrazionalità, che mostra alla perfezione lo stato delle cose. L’impressione generale per il romanzo in sé è però di una certa freddezza. L’autore pare avere utilizzato elementi di un vecchio crack bancario, quello della Barings, banche inglese ridotta sul lastrico nel ’95 per le scommesse di un suo trader e andata fallita, mischiati ai nuovi elementi emersi nel corso della più recente crisi economica, quando il liberista governo americano intervenne per salvare di tasca propria, ovvero togliendo denaro dalle tasche dei cittadini, alcune grosse banche che avevano giocato troppo con il fuoco. La mistura ha però una certa pesantezza e artificiosità che non toglie comunque gli spunti interessanti che qua e là si mostrano. Anche se il libro ha la fascetta d’accompagnamento con le parole di Jonathan Franzen, autore de Le correzioni, uno dei libri più sopravvalutati del decennio, la lettura risulta in fondo piacevole e istruttiva.
Occorre imparare a riconoscerli. Vivono in mezzo a noi.
 
Può essere interessante darà un’occhiata alla storia del crack della Barings e al destino del trader ch provocò il crollo:

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