Elia Kazan, Il compromesso, Mattioli 1885

Elia Kazan, Il compromesso

Mattioli 1885, pp. 532, euro 22

traduzione Ettore Capriolo

 

Se dicessi che in questo libro c’è tutto non sarei molto lontano dal vero. C’è una storia forte, una trama ottimamente intessuta, personaggi credibili, uno sfondo metaforico che arricchisce il contenuto esplicito del libro e, last but not least, la passione di un uomo, il regista Elia Kazan, che in queste pagine ha messo molto della propria esperienza, della propria vita. E non c’è modo migliore per produrre un ottimo libro se non raccontando la propria vita.

Ovviamente occorre aver capito che, di per sé, una vita individuale interessa a pochissimi.

La vita di Arness Evangelos/Evans Arness/Eddie Anderson porta in sé le contraddizioni dell’America della fine degli anni ’60, quando questo libro fu scritto. Arness Evangelos è il figlio di un immigrato greco in America che, erede del grande sogno americano, ha avuto successo, ed è diventato Eddie Anderson, il pubblicitario di punta di una delle maggiori agenzie di Los Angeles; però, è anche rimasto Evans Arness, il feroce giornalista che, con le sue inchieste, denuncia il malaffare della politica. Ha una moglie, Florence, che non ama più e che tradisce amabilmente, come capita. Finché…..

Proprio perché il libro è anche una metafora, non è facile esporre in maniera lineare ciò che succede; la stessa storia è poi narrata partendo dal centro, dall’incidente di Eddie. Prima dell’incidente Eddie s’è innamorato di Gwen; dopo l’incidente cerca di ricostruire il legame con Florence. Mentre succede tutto questo noi, insieme ad Eddie, ci accorgiamo della profonda falsità che pervade tutta la nostra società, della frequente impossibilità ad essere se stessi, dei mille, appunto, compromessi che siamo costretti ad accettare per potere andare avanti.

Ogni passaggio  della vicenda sta per qualcosa d’altro. L’agenzia per la quale lavora Eddie è la Macchina, che non molla mai i suoi servitori, perché continua a volarli schiavi; quando Eddie sarà ricoverato all’ospedale psichiatrico. il buon Arnold Teitelbaum è il simbolo del vecchio, migliore, che cede al nuovo, peggiore e che, accorgendosi dello sbaglio fatto, vuole recuperare la sua precedente posizione. Inutile dire della sua sconfitta: non per niente è in manicomio. La figlia Ellen è la ragazzina viziata che abbiamo visto in tanti film. Il padre e la madre di Evangelos – credo non ci sia bisogno di tradurre il nome – sono emblematici come doveroso e degno è il rispetto di Eddie verso di loro, rispetto che, altrattanto logicamente, non trova riscontro nei cinici americani. Gloria, la moglie del fratello di Eddie, è il prototipo della piccolo-borghese. Lascio tutti gli altri personaggi, maggiori e minori, alle vostre interpretazioni.

Il libro, benché nel suo svolgersi arrivi a punti che possiamo definire drammatici, ha una conclusione pacificante, basata appunto su di un compromesso. L’autore nella vita reale non riuscì mai a raggiungere questa estraniazione da tutto che è il risultato del compromesso, e forse anche la sua condizione. Con questo libro ha dato la dimostrazione letteraria della verità dell’affermazione che ritiene l’arte meglio della vita.

Resta comunque vero che possiamo capire la verità di quest’affermazione solo perché viviamo. Cerchiamo allora una posizione mediana che concili arte e vita: facciamo un compromesso.

 

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