Luigi Carletti, Lo schiaffo, Baldini e Castoldi

Luigi Carletti, Lo schiaffo
Baldini e Castoldi, pp. 346, euro 16.80

Un paese ha la letteratura che si merita. Dal mio privilegiato, si fa per dire, punto d’osservazione sul mercato editoriale mi vedo passare davanti ogni sorta di prodotti dell’industria culturale, in genere scritti da gente che pubblica solo perché amico/amante/parente di o perché nome noto e, per il semplice fatto che il noto vende, ripubblica. Grande è stata quindi la mia sorpresa quando, avanzando con fatica tra le prime difficoltose pagine di questo romanzo, mi sono trovato con una storia interessante scritta in maniera raffinata.
Le prime pagine sono effettivamente difficoltose perché si può cadere vittime del pregiudizio e valutare la vita del protagonista, Eddy della Nave, come il solito trito stereotipo del poveraccio giunto alla fama che deve servire da monito a tutti i poveracci che lo leggono e sperano di diventare come lui; ma, quando la scrittura è essenziale e pulita come in questo caso, qualcosa insospettisce il lettore scaltrito che prosegue e scopre che, dietro il velo della celebrità, c’è un uomo che vale.
Eddy della Nave è un regista che, dopo decenni di filmetti scadenti e rincorse al successo, ha visto il suo film, La scelta di Alfio, sfondare i botteghini ed affacciarsi all’oscar per l’Italia. Ora Eddy, cinquantenne di successo ma dalla personalità in fondo debole, sta cercando di favorire la scelta del suo film per l’America incontrando tutte le persone che si devono incontrare in questi casi, come gli indica il suo produttore, David Levy. Il film contro cui lotta la Scelta di Alfio è l’Ultimo schiaffo.
Ma un uomo non è solo il suo lavoro. La compagna di Eddy, Lucilla, ha poco più di trent’anni ed è partita per il trip ormonale che caratterizza le donne in carriera della media borghesia a quell’età: il figlio, è ora del figlio. Eddy si sottomette alla verifica delle condizioni del suo sperma. Eddy è in dubbio, non tanto per le condizioni dei suoi spermatociti quanto per l’opportunità stessa del figlio; ma, a differenza del suo Alfio, Eddy non affronta mai direttamente le difficoltà, è uno che preferisce scantonare, rimandare. Anche quando il ministro della cultura, Rosalba Greco, lo corteggerà, si mostrerà per l’uomo debole che è sempre stato. Sarà debole anche quando, di ritorno alla nativa isola d’Elba, non sarà presente alla morte dell’amata madre. Alla fine però, recupera mostrandosi in possesso del coraggio necessario per sottrarsi alla visibilità ed alle pretese altrui.
Questo romanzo parla in maniera cordiale, ironica ma non irriverente, mai banale, del mondo dello spettacolo e della cultura; lo fa presentando un caso singolare che porta con sé anche problemi più generali. Racconta cioè in maniera molto convincente tutte le dinamiche in cui si trova coinvolto oggi un uomo di mezza età che voglia mantenere una visione maschile del mondo. Mi spiego meglio. Eddy si trova costretto a subire le richieste di Lucilla, della ministra e della sorella (Wilma-la-clava), tutte donne molto volitive che hanno imposto, impongono e continuano ad imporre la propria visione delle cose a Eddy, una visione che non è femminile e basta, ma è quel femminile che ha accolto in sé i lati più deprimenti della modalità dominante maschile trasformandosi nell’irritante stereotipo della donna manager. E’ contro questo stereotipo che Eddy, come Alfio, saprà pronunciare la propria verità.
E una volta pronunciata questa verità, Eddy potrà sganciarsi dai vincoli che gli impedivano di gustarsi la vita con quella semplicità che è propria dell’uomo; lo farà scomparendo, sottraendosi allo sguardo del lettore senza per questo causare irritazione o un senso d’incompiuto. E’ la necessaria conclusione della parte visibile di un percorso di maturazione che prosegue nell’invisibile, è lo schiaffo dato a mano aperta a chi vuole che la vita delle persone si concluda con certi – attesi – risultati e non altri.

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