Recensione: Kirstin Valdez Quade, Le cinque ferite

Kirstin Valdez Quade
LE CINQUE FERITE
Edizioni La nave di Teseo, pp. 494, € 20
Traduzione di Chiara Durastanti

New Mexico, perifieria dell’impero centrale. A Las Penas, più che un nome di un luogo una profezia, vive la derelitta famiglia Padilla. Una famiglia strimizita, in verità, composta da Amadeo, figlio trentatreenne disoccupato e con tendenza all’alcolismo, e dalla madre Yolanda, una pacifica sessantenne che all’inizio del romanzo scopre di avere un tumore al cervello: non operabile. A andar bene le restano quattro mesi di vita. La trama si anima, e si complica, quando nella casetta con orticello giunge la figlia di Amadeo, la sedicennne Angel che, scopriremo subito, è incinta: ha lasciato la casa della madre, Marissa, ex moglie di Amadeo, perché non sopporta il suo modo di fare. Ora frequenta un corso di formazione per ragazze madri gestito da Brianna, una giovane insegnante animata da nobili intenzioni ma che nasconde, a se stessa e a chi la circonda, le proprie debolezze. Con uno stile piano e accogliente, privo di asperità, l’autrice di questo romanzo ci conduce a un finale che permette di entrare con gradualità nelle motivazioni che le persone si danno per andare avanti. In mezzo al nulla del Nuovo Mexico la cinque ferite lasceranno aperta la possibilità di una guarigione.

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