Recensione: Graham Greene, Il treno per Istanbul

Graham Greene
IL TRENO PER ISTANBUL
Edizioni Sellerio, pp. 333, € 14
Traduzione di Alessandro Carrera

Con questo romanzo, pubblicato nel ‘32, Graham Greene riesce a sfondare, arriva alla fama e da lì inizierà la sua carriera di scrittore. Ma questo risultato non lo ottiene producendo una storia banale, come spesso capita con i romanzi di successo, bensì creando una vicenda che, basata su uno svolgimento serrato, con personaggi rappresentativi di un’epoca, pare un monito su quello che sarebbe successo da lì a pochi anni.
Tutto si svolge in tre giorni sull’Orient Express, il treno che collegava Londra a Istanbul. Una ballerina di fila, Coral, deve recarsi nella capitale della Turchia per un contratto; Myatt, un ricco commerciante ebreo ci va per affari importanti; un rivoluzionario socialista, ricercato dalla polizia, sta tornando a Belgrado per guidare una rivolta. Ci sono poi una giornalista, la sua giovane amante, uno scrittore di successo e un assassino.
Tutti questi personaggi si incontrano e si scontrano; nelle parole, nelle azioni e nei pensieri che si scambiano riusciamo a vedere il clima che si respirava nell’Europa dell’epoca e, con un’eleganza nella scrittura decisamente notevole, Greene ci guida al termine della notte, quando i destini di tutti si compiono in un modo che oggi, dopo gli orrori della guerra e simili orrori che si profilano nell’attualità, appare inevitabile.

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