Mauro Bonazzi, Con gli occhi dei greci
Carocci, pp. 128, euro 12
La verità appassisce quando diventa dogma e il pensiero si perde in un labirinto quando sfugge al confronto e al dialogo.
Penso di poter riassumere così il nocciolo di quanto ha sedimentato in me la lettura dello snello, ma profondo libro di Mauro Bonazzi.
Con gli occhi dei Greci infatti, con una scrittura coinvolgente ed affascinante, invita ad assumere entrambi i punti di vista con il quale il titolo potrebbe essere interpretato. Mettersi cioè nei panni dei pensatori della classicità greca, quelli che hanno inventato la filosofia per intenderci, per interrogare il nostro modo odierno di pensare e di vivere, oppure indagare come noi oggi, con la nostra sensibilità e cultura, interpretiamo i miti e il pensiero della Grecia classica.
Ne escono riflessioni a volte spiazzanti, ma quasi sempre entusiasmanti per arguzia e novità di punti di vista. Quella che citerei per prima, mi ha veramente aperto un mondo, è quella per cui Antigone non ha poi tutte le ragioni. Anche Creonte ha le sue e forse sono meno massimaliste, ma non meno nobili di quelle della donna, almeno quando impone la non sepoltura dei rivoltosi caduti; poi le cose si complicano ulteriormente e qui la vicenda deborda sul presente mostrando come certi vizi del potere siano stati e siano sempre in agguato. I sofisti sono bei chiacchieroni e rimangono tali nel giudizio di Bonazzi; ma siamo certi che anche dalla loro capacità di convincere le persone con le parole, senza tenere in troppo conto i fatti, non ricaviamo anche una lezione che ci aiuta a farci un giudizio, magari nemmeno troppo lusinghiero, su un tanto citato santone del pensiero contemporaneo come Heidegger? E magari vi interesserà anche capire che cosa abbia a che fare il pensiero di Emanuele Severino con quello di Einstein, o di Spinoza: Bonazzi, magari indirettamente, una risposta solida l’ha! Ultima citazione, quasi una curiosità: voi direste Eràclito o Eraclìto? L’Autore non ci lascia con il dubbio, e mi sembra con buoni argomenti, e questo ci aiuta anche ad orientarci verso “ossìmoro”, come dicono i più o verso “ossimòro”, come ancora pochi si ostinano a pronunciare.
Prese di posizione chiare,anche se non perentorie, quelle di Bonazzi, che cercano le ragioni di un comportamento adottando il punto di vista dell’”altro”, perché possa nascere una discussione, magari anche solo interna e personale, una riflessione, in cui diversi punti di vista concorrono a costruire la verità attorno ad un fatto. Essa non è mai univoca, ma è sfaccettata e a volte contraddittoria, non si lascia mai ingabbiare né dalla Forza di Dart Fenner, né dai capelli arancione del nuovo padrone del mondo, né dai pronunciamenti della rete. Essa è figlia della fatica e della pazienza dell’ascolto a partire dall’alba della filosofia per giungere ai giorni nostri. Bonazzi, sia “con gli occhi dei Greci” sia “sotto l’occhio dei Greci”, lo fa benissimo!