Recensione: Michael Uras, Io e Proust (Titolo originale Chercer Proust), Voland

Michael Uras, Io e Proust (Titolo originale Chercer Proust)

Voland, pp. 159, euro 15

Traduzione Giacomo Melloni

 Difficile dire quanto questo libro potrà trovare ricetto presso il lettore italiano. In Francia è ovvio che parlare di Proust attira l’attenzione. Il lettore francese sarà facilmente coinvolto da una storia il cui protagonista, Jacques Bartel, è un gracile e pallido ragazzino che

cresce sotto il preoccupante monito del poster di Proust, appeso sopra il suo letto adolescenziale. Oltre al poster, il giovane riceverà in regalo dallo zio l’opera del maestro e, a quel punto, i giochi sono fatti: diventerà uno studioso di Marcel, la sua vita e la sua opera non avranno più segreti per lui. E così si dipana la storia di questo grazioso romanzo, con Jacques che cresce ed ha incontri improbabili con situazioni e personaggi che in vario modo ricordano la Recherche o la vita di Proust.

Un esercizio letterario e di stile che lascerà compiaciuti quelli che hanno letto la Recherche. Ad attirare gli altri può servire l’indicazione che la trasformazione del titolo è stata fatta con l’intento di riferirsi al Woody Allen di Io e Annie. La bonaria presa in giro degli eccessi intellettualistici di Jacques e le difficoltà derivanti per la sua vita sociale sono l’obiettivo reale del romanzo; non è da escludere però che la gradevolezza della scrittura riesca a spingere qualcuno ad affrontare la lettura della 2336 pagine dell’ultima edizione Einaudi del capolavoro.

Lo stesso Proust diceva, forse consapevole di quello che stava preparando per i futuri lettori, che solo le menti piccine si lasciano spaventare dalle dimensioni di un’impresa; partire da questo piccolo libro può essere il viatico per iniziare la ricerca di Proust.

 

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