Recensione: Joan Silber, Un’idea di paradiso

Joan Silber
UN’IDEA DI PARADISO
Edizioni 66th and 2nd, pp. 221, € 16
Traduzione di Emilia Benghi

Un libro molto originale, non c’è dubbio. E anche arricchito da un’ottima scrittura che coinvolge il lettore nelle sei storie, indipendenti ma legate insieme da un’idea di paradiso. Ovvero, da quegli squarci di felicità che illuminano ogni vita, anche quella più sventurata, e che consentono ad ognuno di coltivare la speranza che ci spinge avanti. Le sei storie parlano di persone normali che hanno vite normali, si innamorano e si sposano, si lasciano e tradiscono, subiscono soprusi e si comportano male verso gli altri. Sono scritte come a percorrere una parabola temporale che scende in basso partendo dal XX secolo, raggiunge il 1500, ove troviamo il cuore del romanzo, e poi risale verso i nostri giorni. Il cuore del romanzo è la vita di Gaspara Stampa, che è una poetessa di ispirazione petrarchesca vissuta a Venezia fra il 1523 e il 1554; ebbe una vita breve ma intensa. Joan Silber è bravissima a ricostruirne le vicende in poche ma entusiasmanti pagine e da qui è come se tutto il suo romanzo ricevesse una prospettiva nuova. La sua romantica ricerca del paradiso è molto in anticipo sui tempi. Una donna di ceto sociale basso non poteva cercare la felicità nel 1500; ma invece la povera Gaspara, conosciuto l’amore fisico, convertirà la sua vita a un ideale petrarchesco e umanista insieme ove il compito dell’individuo non è più fare ciò che la società si aspetta da lui ma cercare di vivere una vita felice.
Ecco qual è l’idea di paradiso attorno a cui sono costruite queste sei bellissime storie. Da leggere.

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