Recensione: Igort, Quaderni Russi

Igort
QUADERNI RUSSI
Edizioni Oblomov, pp. 173, € 20

La giornalista d’inchiesta Anna Politkovskaja venne uccisa da un sicario nell’ascensore di casa sua il 7 ottobre 2006. Le cause della sua morte sono con ogni probabilità da ricercare nella sua opposizione al regime di Putin – la data della sua morte coincide con il compleanno del dittatore russo – e al suo lavoro di documentazione delle atrocità perpetrate nella guerra in Cecenia. Con le sue tavole Igort tenta di ricostruire il percorso umano e civile di questa grande figura della storia russa più recente. Mischiando parti di storia e attualità, il nostro autore riesce nell’intento. Anche se compare nell’ultimo capitolo, la vicenda dei contadini kulaki è esemplificativa della mentalità russa, dell’atteggiamento della dirigenza russa e in qualche modo potrebbe servire da introduzione all’intero libro. All’inizio degli anni trenta Stalin decise che i contadini dell’ucraina, i kulaki, erano nemici del popolo e, in quanto tali, meritavano di essere esiliati in Siberia. Quello che successe a quelle popolazioni fa parte degli orrori del ‘900 e le tavole di Igort sono minuziose nel descrivere tale orrore. Una modalità di perpetrare l’orrore che sembra strutturale a quella parte del paese alla quale la Politkovskaja si oppose con il suo lavoro presso Novaja Gazeta, il principale giornale d’orientamento liberale in Russia. I numerosi episodi su cui è costruito il libro alternano i dati delle inchieste della giornalista a considerazioni dell’autore sui letterati russi, un’alternanza che serve a confermare una radicale noncuranza del russo di un certo di tipo nei confronti della vita umana. Il discorso potrebbe allargarsi per chiarire se questa noncuranza sia propria del russo o, piuttosto, di ogni popolazione che cresce in assenza di democrazia, ma qui non c’è tempo e lo scopo di Igort non è certo questo.
Questo libro pare più un omaggio molto sentito verso una collega che ha pagato con la vita la sua ostinazione a militare nella minoranza di coloro che, pur vivendo in assenza di democrazia, sanno che valore essa rappresenti e sono pronte a pagare di tasca propria questo desiderio di appartenenza.

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