Recensione: Ronan Bennett, Una partita a scacchi

Ronan Bennett
UNA PARTITA A SCACCHI
Zugzwang, mossa obbligata
Edizioni Ponte alle Grazie, pp. 287, € 16
Traduzione di Silvia Piraccini

Questo thriller storico si svolge unendo due piani. Nel primo si ricostruisce il torneo di scacchi tenutosi a San Pietroburgo nel 1914 e che vide riuniti nella capitale zarista i più grandi scacchisti dell’epoca; la ricostruzione è libera, nel senso che l’autore inserisce personaggi che gli permettono di orchestrare una vicenda più appassionante di quella che effettivamente si svolse, che pure vide l’imprevista sconfitta dell’astro nascente Capablanca ad opera del campione in carica Lasker. I personaggi in questione sono due. Uno psicoanalista di origine ebraica, il dottor Spethmann, che viene chiamato a prestare la sua opera per uno dei campioni in lizza. Costui, Avrom C. Rozental, è la seconda figura immaginaria. Anch’egli ebreo, profondamente insicuro e timoroso, serve allo scrittore per giustificare il complotto politico che si intreccia alla competizione. Nel complotto entrano i movimenti anarchici di quegli anni e l’antisemitismo che pervadeva l’Europa di quei tempi.
Il secondo piano è quello che m’è parso più interessante, e divertente. Il dottor Spethmann, oltre che allo sfortunato concorrente della gara di scacchi, prende in carico la figlia di un potente dell’epoca, che vanta stretti legami con i servizi segreti, che ovviamente sono coinvolti nel complotto. Ricordiamo ora che siamo nell’epoca in cui la psicoanalisi freudiana muove i primi passi. Una delle regole che Freud codificò era quella di evitare qualsiasi contatto con i pazienti – le pazienti – al di fuori delle sedute; c’era il problema del transfert e del contro transfert. La storia della psicoanalisi è però zeppa di situazioni in cui questo principio cardine viene bellamente violato; chi voglia farsi un’idea dell’incoerenza pratica che solleva ovvi dubbi sulla coerenza teorica, può leggere Il caso Marilyn M. e altri disastri della psicoanalisi del professor Luciano Mecacci. Chi invece non voglia cimentarsi con un saggio può seguire le peripezie che il professor Spethmann è costretto ad affrontare per salvare la giovane figlia Catherine e l’avvenente paziente, Anna Petrovna, insieme alla propria vita e al proprio lavoro, dalla follia che in quegl’anni aveva colto l’Europa e che di lì a poco avrebbe portato allo scoppio della prima, sanguinosa guerra mondiale. Come un giocatore di scacchi il professore muove un passo dopo l’altro verso la Zugzwang del finale, la mossa obbligata che lo porterà a compire il proprio destino: un vero psicoanalista.

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