Recensione: Anaïs LLobet, Uomini color cielo

Anaïs LLobet
UOMINI COLOR CIELO
Edizioni Playground, pp. 220, € 16
Traduzione di Maruzza loria

In tutto onestà è complicato parlare diffusamente di un libro tanto duro come questo Uomini color cielo. Per chi non lo sapesse, questi uomini sono gli omosessuali per la cultura cecena. I protagonisti della vicenda sono infatti due fratelli ceceni fuggiti del loro paese e rifugiatisi in Olanda, per la precisione all’Aia. È in questa metropoli del nord Europa che il minore dei fratelli, Omar, ha trovato rifugio e accoglienza; ed è qui che lo hanno raggiunto, dopo alcuni anni, il fratello maggiore, Kirem, il cugino Makhmud e la madre. Il problema di Omar è che la sua fuga dalla Cecenia è servita anche a mascherare la sua omosessualità, che ora è a rischio d’essere scoperta del fratello e dal cugino, entrambi scivolati nelle file dell’estremismo religioso. Come si comporterà Omar quando dopo un attentato nella scuola che frequenta suo fratello e che lui ha frequentato un paio d’anni prima, sarà fermato come sospetto dalla polizia? Tradirà il fratello e il cugino o preferirà restare nelle regole della cultura d’appartenenza? E come si comporterà la sua insegnante di russo, Alissa? È necessario tradire il proprio popolo per raggiungere l’integrazione? E i familiari delle vittime, come reagiranno? A tutto queste domande Omar finirà per dare la peggior risposta possibile, forse per testimoniare che la situazione attuale non permette a questi uomini di fare la scelta migliore.

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