Recensione: David B., Il grande male

David B.
IL GRANDE MALE
Edizioni Coconino Press, pp. 388, € 30

Sul retro della copertina di questo libro, i redattori della Coconino lo definiscono «un classico della narrazione a fumetti», chiarendo, forse involontariamente, che questo libro non ha nulla a che vedere con le contemporanee graphic novel. Pubblicato nel lontano ‘96, questo libro racconto la vita di una famiglia francese che si riorganizza attorno al grande male, l’epilessia del fratello maggiore dello scrittore, Jean-Christophe. A Cristophe fu diagnosticata alla metà degli anni ‘60, quando le crisi convulsive inspiegabili ed inaspettate presero a colpirlo; la famiglia, una famiglia tradizionale composta da un padre cattolico, una madre liberale e tre figli piccoli, dovette quindi affrontare praticamente da sola una situazione alla quale la medicina ufficiale non aveva risposte da fornire: «suo figlio è cattivo», fu quello che disse il primo specialista cui il bambino fu sottoposto. David B., all’anagrafe Pierre-François Beauchard, racconta nel dettaglio com’è essere il fratello minore di un malato d’epilessia.
Il disegno è parte fondamentale di questa narrazione, perché senza di esso non sarebbe possibile comprendere appieno il significato emotivo di un’esperienza del genere; ma David B. è bravo a non limitarsi ad una rappresentazione in soggettiva, perché descrive anche la trasformazione dei genitori alla continua ricerca di una terapia alternativa che riportasse la salute al figlio maggiore. Facile ora fare le facce stupite, ma la idee delle terapie new age che proliferarono in Europa dagli anni ’70 in avanti ebbero il successo che ebbero per precisi motivi sociali, che questo libro documenta benissimo. Non manca poi un richiamo alla generazione precedente, con le vicende dei nonni e la loro eredità ideale all’autore. Ci troviamo in definitiva di fronte ad un bell’esempio di romanzo familiare, solo che questo è fatto a fumetti.
Il grande male è come un drago che ghermisce tra le sue spire il povero Jean-Christophe; queste parole traducono letteralmente la copertina, ma se leggerete il libro non avrete più bisogno di parole per immaginarvi il grande male.

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