Recensione: Abdulrazak Gurnah, Sulla riva del mare

Abdulrazak Gurnah
SULLA RIVA DEL MARE
Edizioni La nave di Teseo, pp. 382, € 20
Traduzione di Alfonso Cristofori

Può l’esule racchiudere in sé la figura dalla vittima e del carnefice? La misurata scrittura del premio Nobel di quest’anno (poco noto al pubblico italiano e del quale la Nave di Teseo ha iniziato la traduzione dei libri) ci pone di fronte a questo interrogativo. Arrivato in Inghilterra dalla Tanzania, Saleh Omar entra nelle maglie delle organizzazioni di accoglienza dei rifugiati; ma il suo passato è torbido e non del tutto svelato a chi lo interroga. La notizia del suo arrivo, pur sotto mentite spoglie, anzi proprio per le mentite spoglie, raggiunge una persona che lo conosceva a Zanzibar. L’inevitabile confronto tra le due versioni della medesima storia servirà a raccontare la realtà di un paese che è uscito dalla dominazione coloniale inglese per sprofondare nella guerra civile, con le ovvie conseguenze per le persone normali.
La vicenda di Saleh e della sua famiglia intrecciate a quelle della famiglia di Latif ci portano a conoscere una realtà completamente africana che può spiazzare il lettore occidentale; uscito dall’ambito limitato ove a comandare sono le norme tradizionali, Omar sembra avere difficoltà ad orientarsi. Man mano la narrazione procede pare emergere però, prendere consapevolezza di sé, e prepararsi ad una nuova vita: sempre sulla riva del mare.

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