Recensione: Paola Cadelli, Il giardino delle verità nascoste

Paola Cadelli
IL GIARDINO DELLE VERITÀ NASCOSTE
Edizioni L’asino d’oro, pp. 335, € 15

Un faro che si affaccia su un giardino di ciliegi è il luogo ove si svolge il romanzo di Paola Cadelli. Il facile riferimento a Chekov è giustificato sia da uno dei protagonisti della vicenda, Giacomo, la cui passione per i libri fa da collante a tutta la trama, sia dallo svolgimento stesso, che è la fotografia di una famiglia in crisi che però, a differenza di Chekov, riesce alla fine a salvarsi. Questa famiglia è costituita dai genitori e tre figli, che hanno ormai delle vite separate e indipendenti; la morte del padre, accudito per anni dalla fedele Nora, è la ragione che giustifica il ritorno di tutti. E questo ritorno è funestato, come scopriamo sin dall’inizio, da una figura umana che precipita dal faro sfracellandosi a terra. Per scoprire chi è costui e i motivi che l’hanno spinto dal parapetto del faro, seguiremo le vite di Nora, tra una misteriosa valle della Carnia e il faro dove accudirà i tre figli di Giacomo e Angelica, e di Lorenzo, il più giovane dei tre che è diventato scrittore e che si incarica di raccontare la storia.
La scrittrice, anche se talvolta i troppi fili tesi hanno una certa tendenza ad affastellarsi, riesce alla fine a fornire una chiusura alla storia, che è sia critica verso una certa tendenza dell’industria culturale ad autocompiacersi, sia speranzosa circa la possibilità che abbiamo di ribellarci a questa situazione. Per scoprire le verità nascoste, pare dirci l’autrice, dobbiamo iniziare dai libri e riuscire a non farci fermare dalla loro compiutezza.

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