Recensione: Francesco Guccini, Tralummescuro

Francesco Guccini
TRALUMMESCURO, BALLATA PER UN PAESE AL TRAMONTO
Edizioni Giunti, € 19

Chi conosce Francesco Guccini solo per le sue canzoni, canzoni che hanno caratterizzato un lungo periodo della canzone d’autore italiana, non si dovrebbe stupire a scoprire uno scrittore capace di descrivere con un tono preciso, mai stucchevole né gratuito, un’epoca che non c’è più, l’epoca della sua giovinezza, ma anche l’epoca di un paese che viveva allora come una nuova giovinezza, l’Italia dell’immediato dopoguerra. Guccini, classe 1940, nasce a Pàvana, piccolo paese sull’appennino tosco-emiliano. E in quel paese diventa grande e ora, che una vita se l’è passata ben oltre quei monti, che però non ha mai lasciato e dove tutt’ora vive, ha la capacità di raccontare come si viveva allora. E non si viveva male, anche se la descrizione che dà Francesco non è di quelle edulcorate; la mancanza di quasi tutto non rendeva le persone meschine ma anzi, le spingeva ad un uso più attento di tutto. Una differenza profonda rispetto al presente che Francesco, giunto in quel momento della vita che corrisponde al sopraggiungere della sera, quando ancora la giornata lascia scorgere i suoi ultimi tocchi e la notte fa capolino oltre le colline, è sì abile nel sottolineare ciò, ma senza alcun rimpianto. Non è certo uno di quegli stolti che dicono si stava meglio quando si stava peggio; quello che manca, al momento della sera che incombe, non è il lavoro, i traffici della giornata, ma l’energia, la prospettiva in avanti che anima chi ha di fronte un giorno intero, una vita intera. È comunque notevole, che giunto a quel momento, un uomo come Guccini abbia ancora la forza di ballare per il suo paese, e la sua vita, che sta tramontando.
C’è poi da rimarcare il preziosismo dell’uso del dialetto. Pàvana è un comune toscano, all’anagrafe, ma la storia e gli influssi subiti, lo hanno dotato di un dialetto che non è toscano ma non è nemmeno in toto emiliano. E Guccini lo usa con profusione nelle pagine del suo memoire dandoci prova della sua grande cultura. Una cultura, ed una qualità di scrittura, che sono valse al libro il riconoscimento del premio Campiello della giuria.

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