Recensione: Marco Magini, Come fossi solo

Marco Magini
COME FOSSI SOLO
Edizioni Giunti, € 14

L’esecuzione delle pena di morte potrebbe essere morale
mai la sua legittimazione
Theodor Adorno

Questo romanzo, insieme a La figlia di Clara Usón (Sellerio, 2013), forma un corpus imperdibile per chi voglia entrare emotivamente e storicamente nelle crudeltà della guerra nella ex Jugoslavia. Se il romanzo di Usón è più attento alla dimensione storica, qui l’autore, pur su una solida base documentale accuratamente riportata al termine del libro, è molto abile ad inventare tre diverse letture dell’eccidio di Srebenica. I due attori attivi sono un soldato serbo, Drazen, e un militare olandese, Dirk; abbiamo poi uno dei giudici che deve giudicare sul comportamento di Drazen, l’unico reo confesso del massacro, il giudice Romeo Gonzales. Ogni personaggio porta con sé l’assurdità della propria situazione. Dirk partecipa ad una guerra in cui non può combattere, Drazen è costretto ad odiare, e uccidere, esseri umani verso i quali non ha sentimenti specifici; e il giudice è forse la figura più tragica, perché capisce l’impossibilità di un giudizio che è contemporanea all’assoluta necessità di un giudizio. E in tutta questa assurdità, 8000 morti.
Un libro duro, di difficile lettura, certamente alieno dal concedere al lettore interpretazioni alternative, ma proprio per questo necessario alla conoscenza, l’unica strada per non essere soli di fronte alle crudeltà della Storia.

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