Recensione: Zia Haider Rahman, Alla luce di quello che sappiamo

Zia Haider Rahman
ALLA LUCE DI QUELLO CHE SAPPIAMO
Edizioni La nave di Teseo, pp. 665, € 24,00
Traduzione Fabio Zucchella

La storia di un’amicizia, quella tra il narratore e Zafar, intrecciata alla storia di un paese, il Bangladesh, il tutto sotto il cappello di un’altra amicizia storica, quella tra Kurt Godel e Albert Einstein. Ecco in breve le tematiche del romanzo che La nave di Teseo propone al lettore italiano. Se di Einstein non c’è bisogno di parlare, di Godel è forse necessario ricordare il suo teorema dell’incompletezza: in esso si spiega come ogni sistema matematico abbia bisogno di un sistema superiore che ne certifichi la validità. Da questa acquisizione teorica derivarono profonde modifiche nella storia delle scienze del ‘900. Ma questo è solo un riferimento vago e indistinto, perché il cuore del romanzo sta nella ricomparsa alla porta del narratore di Zafar, una mattina di settembre del 2008. Da qui parte la ricostruzione dell’amicizia tra i due, che è anche la storia dell’opposizione tra due diverse concezioni del mondo.
Il narratore è un angloindiano nato in Inghilterra, quindi cittadino inglese, di famiglia benestante ed ha condotto un’esistenza sempre garantita nei punti fondamentali; Zafar invece arriva da una famiglia povera, residente in Inghilterra ma originaria del Bangladesh, che non ha mai offerto al figlio nulla di più di uno scarso sostegno materiale. La vita del narratore si intreccia a quella di Zafar con la comune passione per la matematica, che spingerà entrambi, seppure con modalità differenti, verso la new economy, quel tipo di gestione delle finanze mondiali che ha provocato la crisi economica del 2007. Ma la new economy non può nulla se non riesce a mettere in moto un po’ di old economy, e quindi ecco apparire le manovre dell’occidente per la ricostruzione dell’Afghanistan dopo la guerra degli americani contro l’Isis a seguito dei fatti delle torri di New York.
Non pago di tutti questi elementi, il narratore introduce anche le vite personali sue e di Zafar, che servono a rimarcare il ruolo che la concezione della vita sociale divisa in caste svolge ancora in persone di provenienza culturale diversa dall’occidente. Un romanzo quindi di una certa complessità, con una scrittura non lineare che richiede molta attenzione, ma che lascerà a chi vorrà affrontarlo il piacere di riflessioni profonde sull’indeterminatezza delle nostre vite. Perché la luce di quello che sappiamo può cambiarle da un momento all’altro.

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