Recensione: Andrea Olivieri, Una cosa oscura, senza pregio

Andrea Olivieri
UNA COSA OSCURA, SENZA PREGIO
Edizioni Alegre, pp. 403, € 18

La conoscenza storica di ognuno di noi presenta evidenti ed inevitabili lacune. Nulla di strano quindi nel riconoscere di non sapere nulla di preciso di quello che successe nella zona di Trieste dal ’43 all’immediato dopoguerra. Andrea Olivieri offre quindi a chiunque sia interessato un’esaustiva ricognizione sui fatti successi in quei luoghi, che videro le forze partigiane scontrarsi con le milizie fasciste riorganizzate dai nazisti dopo la resa del re. Ma non siamo nel solito libro di storia; come l’autore ha cura di specificare nelle note di coda del libro, il suo è un misto di ricostruzione storica e auto fiction, scelta questa garantita dall’oggetto dominante della narrazione, che è la vita di Louis Adamic.
Ecco un’altra inevitabile lacuna, cui prontamente pongo rimedio. Louis Adamic è uno scrittore che, emigrato in America dalla Lubiana dell’impero, riesce ad affermarsi raccontando la vita e le difficoltà dei lavoratori, soprattutto slavi, che cercano di sopravvivere nell’America della crisi del ’29. Entrato così nel mondo degli intellettuali, prosegue nel tentativo di affermarsi e di aiutare le istanze più libertarie che si muovevano a quei tempi in America e nel mondo fino alla misteriosa morte che lo coglie nel ’51 in una piccola casa in un sobborgo di New York. Ma cosa lega le vicende istriane a questo scrittore immigrato?
Auto fiction, dicevamo. Come le scimmie trovano la scatola che vaga nello spazio all’inizio de Il pianeta delle scimmie, così Andrea Olivieri riceve dal padre una scatola con i memorabilia del nonno. Ed è aprendo questa scatola che l’autore estrae, con stile peculiare e curato, la storia della sua famiglia ed in particolare del nonno Albano che pare abbia incontrato Adamic nel ’49, mentre costui si trovava in Jugoslavia per parlare con il generale Tito. Le morti, le vendette e gli atti di giustizia sommaria succedutisi alla caduta del regime fascista intrecciate alla disumanità perpetrate dai fascisti e dalla X Mas sono discusse e illustrate sia dal punto di vista storico sia da quello politico con esiti che lasciamo ai lettori giudicare. Dal punto di vista della letteratura, il solo su cui possiamo esprimerci, il libro convince solo in parte. Ho spesso richiamato la necessità di un equilibrio, nel lavoro dello scrittore, tra elementi generali ed elementi particolari, tra invenzione e realtà, tra ciò che è immediatamente riconducibile al noto e ciò che lascia immaginare l’ignoto. In questo caso specifico il dato fattuale ha una predominanza assoluta; e questo è il limite del libro, con ogni probabilità insito all’oggetto della storia, ma che nulla toglie alla necessità – teorica – di portare l’attenzione dei lettori sulla miriade di cose oscure e senza pregio che succedono nel mondo e sono successe nella sua storia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *