Giovedì 27 febbraio: Una cosa oscura, senza pregio

[ANNULLATO PER ORDINANZA REGIONALE DEL 23/2/20]
giovedì 27 febbraio – ore 19.45

presso Spazio Terzo Mondo

aperitivo con l’autore e presentazione del libro

Una cosa oscura, senza pregio

(Alegre, 2019. secondo libro più votato come libro dell’anno di Fahrenheit)

di Andrea Olivieri

Nel quasi-romanzo Una cosa oscura, senza pregio la turbolenta e drammatica vicenda dello scrittore sloveno americano Louis Adamic si intreccia con quella della resistenza antifascista dell’Alto Adriatico e con “il sogno di una cosa” chiamata Jugoslavia.

«Un oggetto narrativo dove ogni capitolo è un campo minato, una narrazione ibrida squassata da continue esplosioni. Una cosa oscura, senza pregio è l’esito di anni di ricerche, è un libro d’esordio che lascerà un segno, è un’opera luminosa e dai molti pregi».
Wu Ming 1

«Tanti anni fa lessi un libro di un certo Adamic dal titolo esplosivo: Dynamite! Era una storia della classe operaia americana che mi rivelò un mondo di cowboy anarchici e di vagabondi dell’ideale, su cui suonavano le canzoni di Woody Guthrie e gli slogan dei picchetti degli IWW. Ma non avevo mai approfondito la storia dell’autore di quel libro per me così importante, perché raccontava vite proletarie con un taglio a metà tra il lavoro dello storico, quello del giornalista e quello del narratore. A raccontarci la storia di Adamic – e che storia – è adesso Olivieri. E lo fa recuperando la cifra stilistica di Adamic, ibridandola in grado esponenziale con la sua storia di famiglia – e, anche questa, che storia: una storia di lotta proletaria tra i cantieri navali di Monfalcone e la lotta internazionalista di una famiglia di militanti comunisti. Il risultato è esplosivo e di pregi ne ha tanti, perché fa saltare in aria i confini: tra gli stati e i generi letterari».
Alberto Prunetti

Ricordiamo Louis Adamic soprattutto come l’autore di un libro «di culto», di quelli che è facile fraintendere, che a maneggiarli scottano le dita, che incatenano i loro autori a immagini stereotipate: Dynamite: The Story of Class Violence in America, scritto nel 1931 e riscritto nel 1934. Eppure, prima di trovare una morte enigmatica negli Stati Uniti della «caccia alle streghe», Louis fu tante persone, forse troppe: inquieto adolescente sloveno nell’impero austroungarico, migrante transatlantico in cerca di fortuna, americanissimo scrittore on the road, padre mai riconosciuto del New Journalism, cantore delle comunità meticce dei nuovi proletari (un Jack London mitteleuropeo tra gli scioperi degli Industrial Workers of the World), agitatore politico e infine sostenitore della Iugoslavia del maresciallo Tito. Una storia, molte storie a cavallo tra due continenti, tra i mostri del ventre d’Europa e l’American Dream spazzolato contropelo.
Andrea Olivieri ha costruito un oggetto narrativo dove ogni capitolo è un campo minato, una narrazione ibrida squassata da continue esplosioni. L’autore non solo ricostruisce la storia di Louis nella sua complessità, ma ne adotta il metodo giornalistico e la poetica, ibridando fiction e non-fiction, e ne incrocia le traiettorie con quelle di altri proletari “meticci”, vissuti in una zona dai confini incerti e dunque dai molti, troppi nomi: «Litorale adriatico», «Primorska», «Venezia Giulia», e chissà quanti altri. In uno sviluppo sorprendente, la biografia di Adamic dialoga con la storia di famiglia dell’autore. Famiglia di operai antifascisti e partigiani, protagonisti di un’epopea tra la Via Flavia e il West, nomadi tra i porti e cantieri navali di Monfalcone, Trieste, Fiume.
Seguendo le vicissitudini di Albano e Leda, i nonni partigiani, Olivieri ci accompagna lungo le strade di un’umanità brulicante alla Dos Passos, in una borderland dove l’«identità nazionale» è continuamente messa in crisi, i confini sono mobili e ogni lingua è lingua franca. Un mondo di solidarietà di classe e internazionalismo, che grazie a queste pagine torna a ispirarci.

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