Recensione: Zoe Whittall, Gente per bene

Zoe Whittall
GENTE PER BENE
Edizioni Elleboro, pp. 462, € 14,00
Traduzione Alessandra Riccardi

Sadie, una delle protagoniste della vicenda narrata in questo romanzo, è una ragazzi di 17 anni, dotata di un’intelligenza superiore alla media, con un papà insegnante, la mamma Joan che è un’infermiera e il fratello ormai grande che vive a New York con il suo fidanzato. La famigliola vive in una piccola cittadina dove tutti si conoscono e dove ha sede il college privato in cui insegna George, il padre di Sadie. Tra parentesi, la scuola è stata fondata dal nonno di George.
Fin qui, niente di strano, tutto molto normale, anzi, pienamente iscrivibile a quella normalità da rotocalco cui tutti aspirano. Ma una sera…
Quello che succede la sera in cui il romanzo prende piede è che sulla soglia di casa si presentano gli agenti che abbiamo visto in tanti film; questi agenti cercano il marito di Joan per arrestarlo, sul suo capo pende una denuncia di violenza sessuale a quattro studentesse delle scuola dove insegna da tanti anni. E a questo punto tutto cambia. E il cambiamento, come ogni cambiamento che si rispetti, è duplice. Da un lato cambia la percezione della gente che circonda la famiglia, dall’altro l’idea che ciascun famigliare ha dei suoi consanguinei.
Con una tessitura non sempre impeccabile delle psicologie dei personaggi coinvolti, Zoe Whittall racconta una vicenda plausibile che spinge a porsi domande su cosa succederebbe se la gente che conosciamo rivelasse tutti i suoi lati oscuri: i lati oscuri della gente per bene.

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