Recensione: Claire Messud, I figli dell’imperatore

Claire Messud
I FIGLI DELL’IMPERATORE
Edizioni Bollati Boringhieri, pp. 577, € 19,50
Traduzione Silvia Pareschi

Pubblicato nel 2007 da Mondadori, con una copertina assolutamente inadatta – benché nel romanzo si parli di Napoleone non è quello l’imperatore cui si fa riferimento e il castello in copertina può aver tratto in inganno i lettori, determinandone lo scarso successo e la messa fuori catalogo – torna disponibile per il lettore italiano il pregevole romanzo di Claire Massud nel quale si parla sia della sudditanza delle persone dall’Imperatore, intesa come figura universale, come archetipo quasi, sia di un fatto di rilevanza epocale, per l’occidente e per New York.
Tutto inizia a Marzo. Conosciamo una coppia di amiche per la pelle, anche se detta così fa un po’ troppo teenager, Danielle e Marina. Danielle è di provenienza più popolare di Marina, e infatti deve lavorare per vivere e pagare l’affitto di un minuscolo monolocale a Manhattan; Danielle è figlia di Murray Thwaite, giornalista, professore e politologo di fama mondiale, che tiene la figlia in una specie di cono d’ombra, che la protegge ma le impedisce di crescere. Marina sta ancora cercando il proprio posto nel mondo. Murray ha una moglie, Annabelle, che si occupa di iniziative filantropiche e, lontano, nel paesino in cui è nato, una sorella vedova, il cui figlio, Ciccio, è fonte di preoccupazioni: a diciott’anni ha abbandonato il college e passa le giornate in casa a leggere. Da fuori, dall’Europa, arriva un elemento perturbatore, Ludovic Seeley, giovane intellettuale cui viene affidato il progetto per una rivista di polemica culturale, che possa far parlare di sé. E quale miglior oggetto si può trovare per iniziare di un vecchio barbogio come Murray Thwaite?
La storia copre i mesi che vanno da Marzo a Novembre, ed il tutto è costruito per fare combaciare i pezzi alla perfezione. Il privato di tutti i personaggi si scontra con la realtà dei fatti, amori e ambizioni lavorative, e ne viene trasformato.
L’imperatore è l’unico che resta al suo posto, anche se profondamente mutato da ciò che è successo, mentre tutti i suoi figli, per amore o per odio, devono cambiare anche la propria collocazione geografica. L’imperatore continua a dominare ed i suoi figli, sparsi per il mondo, diffonderanno la sua visione delle cose. Nel bene e ne male l’imperatore non è spodestabile, ed è qui il succo della storia: a New York come nel resto del mondo.

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