Recensione: Tim O’Brien, Le cose che portiamo

Tim O’Brien
LE COSE CHE PORTIAMO
Edizioni De Agostini, pp. 266, € 17,00
Traduzione Carlo Prosperi

Tim O’ Brien è un americano, un giovane degli anni ’60, che nel ’69 viene mandato in Vietnam a combattere per quella che è, senza ombra di dubbio, la guerra più cinematografica della storia, nel senso che non si contano i film realizzati, dopo, per raccontare le atrocità compiute, da ambo le parti, durante quel conflitto, e quando torna, in America, decide di vivere raccontando la sua esperienza, diventa quindi uno scrittore, uno scrittore che racconta atrocità e assurdità, e leggendo con interesse le vicende del plotone protagonista di questo romanzo, con i suoi morti e i suoi sopravvissuti, le sue assurdità e le paranoie dei suoi componenti, le situazioni inimmaginabili in cui si è trovato, mi è venuto naturale associare questa lettura all’altro caso di situazione storica che, narrata senza filtri, riesce ad assumere un valore letterario, ovvero l’olocausto, che ci è stato raccontato da quei, pochi, ebrei che sono riusciti a sopravvivere ai campi di sterminio, e ho notato tuttavia una differenza, notevole, che dipende appunto dalla cinematografia, il che ci ammaestra su quanto l’immaginario visuale possa condizionare la nostra riflessione razionale, ovvero il fatto che essendo stato tanto visto, seppure in forma artistica, al cinema, il Vietnam è diventato quasi un luogo irreale, e questo libro assume, dopo i primi capitoli in cui la crudezza dei fatti è ancora predominante, un tono quasi da film, con luoghi e situazioni che ho già visto, quasi che lo scrittore si trovasse a ripetere una trama invariabile, indipendente dalla sua esperienza, mentre i libri scritti sulla shoà hanno sempre e comunque una loro unicità, che può dipendere dal fatto storico in sé o dalla modalità con cui tale fatto storico è stato raccontato, ed in questo fatto c’è la solita domanda senza risposta che percorre gli ultimi duecento anni dell’occidente, ovvero se viene prima la realtà o la sua descrizione.
Questo comunque non vi esime dal leggere il libro, per scoprire che le cose che portiamo sono una differenza fondamentale tra vittime ebree e soldati americani.

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