Recensione: Mike McCormack, Ossa di sole

Mike McCormack
OSSA DI SOLE
Edizioni Il saggiatore, pp. 200, € 22,00
Traduzione Luca Fusari

Quando potrebbe svolgersi un romanzo irlandese, se non il due novembre, giorno dei morti, the dead? Domanda retorica la mia, ma che serve ad indirizzare il lettore verso le stupende duecento pagine che Mike McCormack ha dedicato alla descrizione della vita di un uomo qualunque, Marcus, un ingegnere edile che, prossimo ai cinquanta, si trova nella cucina di casa sua un mezzogiorno imprecisato e, al tavolo della cucina, si trova a rievocare con un ininterrotto flusso di coscienza la sua vita attraverso gli episodi che la contraddistinguono, e quindi lo svolgimento non è lineare, perché Marcus si muove dagli anni in cui conobbe Mairead, la moglie, donna acculturata che lui, figlio di gente umile riuscì in modo inspiegabile, sia a lui sia ai figli, a conquistare, agli episodi che segnarono la crescita di Agnes e Darragh, la figlia artista e il figlio viaggiatore, fino al suo lavoro di ingegnere, un lavoro che trova simile a quello di dio, nel senso di ordinatore del mondo, ma che è anche molto più difficile di quello di dio, perché dio non subisce le pressioni politiche che, soprattutto in una regione piccola come il West Mayo, ove tutto si svolge, Marcus deve subire, senza farsi mancare la rievocazione delle tensioni tra lui e la moglie, tensioni dovute a sue leggerezze, ed un ultimo episodio di malattia della moglie, colpita da un batterio, malattia che agli occhi di Marcus sembra dare un senso a venticinque anni di matrimonio, perché nella difficoltà i due mostrano l’intimità che sono in grado di condividere avendola costruita in tutti quegli anni, ma questo episodio conclude il libro in modo inaspettato, quasi spiritico, perché qui, nel finale, anche se qualcosa si poteva già supporre mentre il tutto si svolgeva, con frequenti incisi che dalla storia portavano ad un presente indefinito e incomprensibile, Marcus rivelerà l’attaccamento alla terra e alla famiglia che nel corso del romanzo aveva già mostrato, l’attaccamento di chi non può lasciare altro che se stesso, le proprie ossa, esposte all’azione del sole.

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