Recensione: John Niven, Invidia il prossimo tuo

John Niven
INVIDIA IL PROSSIMO TUO
Edizioni Einaudi, pp. 290, € 18,00
Traduzione Marco Rossari

Dopo l’exploit di A volte ritorno, il best seller che da anni diverte mettendo il lettore di fronte al possibile ritorno sulla terra del redentore, John Niven torna ad appassionare il pubblico italiano con un romanzo scaltro ed intrigante, che, seppure in una situazione un po’ irreale, descrive in maniera divertente ma non banale il ruolo che può avere il caso ed un eccesso di buonismo nella vita delle persone, perché il protagonista della vicenda, il buon Alan, incontra un suo vecchio amico fuori da un pub, Crieg, e questo vecchio amico è proprio messo male, malissimo, diciamo pure che è un barbone, che vive nei cartoni e si ciba di avanzi, mentre Alan, che da ragazzi era un po’ lo sfigato del gruppo, ha fatto successo, pubblica libri, appare in TV ed ha una rubrica culinaria settimanale sul giornale, oltre a tre figli, una moglie bella, intelligente e ricca, e quindi Alan si sente un po’ in dovere di dare una mano al vecchio amico, senza rendersi conto delle possibili conseguenze di questo gesto, che sono poi la contrapposizione di due modi di vita inconciliabili, quello del borghese arrivato e soddisfatto, in fondo saggio ma dubbioso sull’onestà di fondo della situazione in cui vive, contro allo stile di vita del figlio del popolo cui il successo ha arriso per un breve momento, Crieg è stato per un certo lasso di tempo il leader di una rock band internazionale, per poi rigettarlo implacabile nel limo, e Niven analizza questa contrapposizione senza eccessivo manicheismo, descrivendo con gusto ed ironia le situazioni che via via si creano e conducendo senza sforzo il lettore al finale dove si riafferma la legittimità dell’ordine costituito, viviamo nel migliore dei mondi possibili, come pure l’inevitabile odio, ormai trasformato del pensiero debole in invidia.

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