Recensione: Gianluca Morozzi, Lo specchio nero

Gianluca Morozzi
LO SPECCHIO NERO
Edizioni Guanda, pp. 332, € 18,00

Alle volte penso che bisognerebbe parlare solo dei libri molto belli, essendo i libri molto belli oggetti di cui è facile tessere le lodi, sperticarsi in elogi complessi e variopinti riferendosi alla capacità di scrittura dello scrittore o alla sua abilità nel destreggiarsi tra i mille rivoli della trama, eppure noi viviamo in un mondo materiale ed imperfetto, in cui l’eccezionalità è rara e la norma è, invece, la prevedibilità che toglie l’oggetto dall’eccezione. Se si vivesse nell’attesa dell’eccezionale, però, si rischierebbe di perdere un sacco di buoni spunti, proprio per le caratteristiche summenzionate, e quindi ben vengano i libri come questo, che, con uno stile piano e prevedibile, racconta l’ovvia innocenza del protagonista della storia, Walter Pioggia, che si sveglia una mattina in una stanza sconosciuta con un’altrettanto sconosciuta rappresentante del genere femminile: morta.
L’incipit è tipico del genere giallo, la situazione della camera chiusa, di cui sono noti rappresentanti L’assassinio della Rue Morgue di Poe e Dieci piccoli indiani della Christie, ovvero un crimine commesso in una camera chiusa che non presenta tracce dell’uscita del criminale. In questo genere di romanzi l’innocenza del protagonista è, appunto, ovvia, e l’interesse sta nello scoprire i meccanismi, più o meno giustificati/ingiustificati a seconda dell’abilità dello scrittore, che hanno consentito un crimine all’apparenza inspiegabile. Per giungere a questa spiegazione entreremo quindi nella vita di Walter, nel suo lavoro di editor per una piccola casa editrice e nel suo passato, ove cela le ragioni del suo coinvolgimento nel delitto.
Avevo già segnalato Gianluca Morozzi nel lontano 2005 con Blackout, un’altra versione del delitto nella camera chiusa, in quel caso un ascensore, che aveva un ritmo più serrato ed una molteplicità del punto di vista che lo rendevano più interessante; ma le capacità dell’autore ci sono, e merita attenzione, come ha dimostrato in un altro suo libro, uscito poco prima di natale, una delle più divertenti letture del 2018. Ma di quello parlerò un’altra volta, quando toccherà all’eccezionale.

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