Recensione: Laurent Binet, La settima funzione del linguaggio

Laurent Binet
LA SETTIMA FUNZIONE DEL LINGUAGGIO
Edizioni La nave di Teseo, pp. 454, € 20,00
Traduzione Anna Maria Lorusso

Libro ricchissimo di citazioni, questo divertissment del giovane e acclamato in patria Laurent Binet, strizza l’occhio all’Umberto Eco del Nome della rosa e del Pendolo di Focault mantenendosi al di sopra del citazionismo gratuito, riuscendo quindi a confezionare una storia credibile ed avvincente, dove il giovane Simon Herzog (professore) ed il più esperto Jacques Bayard (poliziotto) conducono un’indagine sull’apparente incidente che ha posto fine alla vita di Roland Barthes.
Come nel nome della rosa, il casus belli è un documento scomparso – un foglio dove il linguista Jackobson avrebbe riportato una misteriosa settima funzione del linguaggio – e, come nel pendolo, esiste una struttura di potere nascosta, una specie di loggia massonica della retorica, il Logos Club, in cui il possesso di tale funzione avrebbe ovviamente un’importanza cruciale. Il tutto sviluppato attraverso le varie capitali culturali dell’occidente degli anni ’80 ed abilmente intrecciato ai fatti storici e politici – strage di Bologna ed inizio del potere di Mitterand in Francia – tanto da lasciare talvolta il dubbio che quello che si legge possa essere stata una realtà: la principale funzione del linguaggio.

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