Recensione: Stefano Massini, Qualcosa sui Lehman

Stefano Massini
QUALCOSA SUI LEHMAN
Edizioni Mondadori, pp. 766, € 16,50

I Lehman del titolo sono proprio quelli della Lehman Brothers, colossale società finanziaria crollata miseramente con la crisi economica del 2008. Ma il romanzo non dice quasi niente del crollo. L’interesse dell’autore ruota attorno alle origini della famiglia, arrivata in America a metà dell’800 e successivamente ingranditasi per vie commerciali. I fratelli Lehman sono ebrei ortodossi e, in ossequio agli stereotipi, con il pallino degli affari. Così, da un piccolo negozio di tessuti si arriva, con più di un secolo di cammino, ad una delle più grosse società finanziarie d’America. Oltre alla storia, il romanzo si caratterizza per lo stile.
L’autore deve aver letto la storia di Charlotte Salomon, narrata in maniera magistrale da Foenkinos, e ne ha preso il modello. L’epopea dei Lehman è infatti raccontata in quel modo, con una scrittura a versi. Ma, mentre nel caso della tragedia della shoà, il dramma giustifica lo stile, nel caso dei Lehman mi pare un po’ sopra le righe. Si tratta solo di commercianti, che han fatto un po’ di soldi e poi li hanno persi. Lo stile, eccessivo e poco coerente, si unisce alla mole del libro, rendendolo non proprio di agevolissima lettura. La storia dell’America che scorre attraverso le vicende dei Lehman è sicuramente interessante, ma manca una vicenda umana, particolare, che tenga desto l’interesse per le oltre settecento pagine del romanzo; apprezzabile il lavoro e l’impegno, ma dal romanzo che ha vinto il premio della giuria del Bancarella mi aspettavo qualcosa di più.

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