Recensione: Giovanni Dozzini, La scelta

Giovanni Dozzini
LA SCELTA
Edizioni Nutrimenti, pp. 247, € 17,00

L’Italia fu, insieme a tutti i paesi coinvolti nella seconda guerra mondiale, teatro delle persecuzioni naziste contro gli ebrei. Tanti furono gli episodi che solo i maggiori sono stati narrati ed entrati a ragione nella memoria collettiva; sul lago Trasimeno l’isola maggiore, dove sorge il castello Guglielmi, vide la reclusione di una trentina di ebrei in attesa di essere trasferiti ai campi più a nord; l’esercito alleato stava risalendo la penisola e, nel giugno del ’44, si attestava a metà del lago. Il parroco del paese, don Ottavio Posta, insieme ai pescatori e gli abitanti che ancora vivevano sull’isola – che oggi conta l’invidiabile popolazione di 18 abitanti – riuscì a mettere in salvo questo piccolo gruppo di perseguitati; nel 2008 la memoria del parroco fu onorata riconoscendogli il ruolo di Giusto fra le nazioni, che il governo ebreo riconosce a quanti svolsero ruoli significativi per contrastare la barbarie nazista.
Questa è la storia vera. Ma il libro di cui parlo oggi non è storico, è un romanzo, come chiarisce al termine l’autore; e, come ogni romanzo che si rispetti, non si limita a raccontare quello che è successo ma a partire dalla realtà la trasforma in parte per svelare al lettore aspetti altrimenti invisibili. E quello che più emerge è l’atmosfera di terrore che la presenza dei nazisti generava in quanti erano costretti a subire le loro vessazioni. Il prete – questo è l’appellativo generico con cui l’autore indica Don Ottavio – svolge l’indispensabile ruolo di tramite tra le reazioni istintive alla paura e le risposte ragionate alla stessa, che permettono di raggiungere la salvezza. Questo sentimento generale molto forte domina tutte le pagine del romanzo e lo si registra attraverso l’analisi dei pensieri dei personaggi coinvolti, ciascuno a modo suo spinto verso il raggiungimento di una salvezza; a seconda che questa salvezza sia generale, di tutti, o individuale, solo per sé e pochi altri, il personaggio riceve una coloritura più o meno positiva.
È sempre difficile parlare della shoà modificando i fatti; tanto inconcepibile è quello che è successo che solo la stretta ripetizione dell’accaduto può permettere di scorgerne tutta l’agghiacciante realtà; ma qui, il genocidio è lasciato come sullo sfondo. Ciò che conta è mostrare che in ogni situazione nessuno è costretto ad essere disumano, ciascuno ha sempre, di fronte ha sé, una scelta diversa possibile.
Di seguito due link, uno dedicato a Don Ottavio e l’altro alla descrizione dettagliata dei fatti del 20 giugno ’44.

 

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