Recensione: Erik Larson, Il diavolo e la città bianca

Erik Larson
IL DIAVOLO E LA CITTÀ BIANCA
Edizioni Neri Pozza, pp. 506, € 18
Traduzione di Grazia Maria Griffini

Come già detto in questa rubrica, Erik Larson ha trovato un modo gradevole di proporre parti di storia americana ad un pubblico anche di non americani. Dopo averci narrato dell’affondamento del Lusitania, delle vicende dell’ambasciatore americano a Berlino prima della shoà e del ruolo svolto dall’invenzione di Marconi per catturare un pericoloso assassino, Larson ci porto agli anni in cui Chicago divenne la sede deputata per rispondere alla sfida lanciata da Parigi al mondo con la costruzione della torre Eiffel. Con la consueta capacità di ricreare un’atmosfera, Larson ci porta a conosceretutti i personaggi che furono coinvolti nei quasi tre anni che videro la città di Chicago, ma forse è meglio dire la nazione americana, chiamata a rispondere a quella sfida. E lo fece costruendo la città bianca, un enorme recinto in cui immensi padiglioni dipinti di bianco contennero per sei mesi l’esposizione universale del 1893.
Questo non sarebbe però sufficiente a creare quell’atmosfera di thriller che caratterizza i libri del nostro; allora alle vicende dell’architetto Burnham si affiancano i delitti del diavolo, ovvero di Herman Webster Mudgett, alias H.H. Holmes, un tranquillo psicopatico che, sfruttando l’ampia disponibilità di persone senza legami nella Chicago di quegli anni – le esposizioni universali richiamavano folle di lavoratori da tutto il paese – costruisce un piccolo castello degli orrori vicino al parco che fu costruito per ospitare l’esposizione. In questo rifugio furono perpetrati nove omicidi riconosciuti per i quali Larson fu alla fine arrestato e processato.
Come nei precedenti libri ciò che sorprende non è il finale – trattandosi di libri storici – ma vedere come le cose che ci stupiscono in ciò che succede oggi siano sempre successe; gli stessi scontri di potere, la stessa follia dei singoli. Un’immutabilità che se da un lato è sconsolante dall’altro porta a parteggiare con quanti, forse ingenuamente, continuano a sperare che la costruzione delle città, dei luoghi di condivisione della civiltà, possa sconfiggere il diavolo.

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