Recensione: Tersite Rossi, I signori della cenere, Pendragon

Tersite Rossi, I signori della cenere
Pendragon, pp. 396, euro 16

Un romanzo italiano che riesce a raccontare una storia senza scimmiottare i modelli americani del fantathriller a sfondo politico; la scelta dell’incipit, del resto, lo impone.
Siamo nell’antica Creta, quando l’isola fu invasa dai Dori che tolsero il dominio dei luoghi ai Micenei. Ma nell’isola, il culto della Madre, è riuscito a mantenersi a dispetto di tutte le minacce che il popolo dei nuovi dominatori, maschile e violento, sta cercando di imporre. Il culto della madre nasconde un segreto, che rende tutte le donne infertili, minacciando quindi la prosecuzione della stirpe dei dominatori. Il giovane Ardan scopre il segreto della grande madre e corre a rivelarlo al capo dei Dori, che lancia la distruzione del culto. Che però, come tutti i culti un po’ esoterici, riesce a sopravvivere e, attraversando i secoli, approda alla nostra epoca. Qui, una giovane antropologa che lavora alla sua ricostruzione scompare e la sua migliore amica, Petra, viene coinvolta in una vicenda che pian piano svela un complotto dei poteri forti per ridurre al silenzio le richieste dei poveri.
Ma dietro ai poteri forti, c’è un ulteriore livello di potere, più esoterico. Esso mira a sconfiggere definitivamente la grande madre, incarnazione dell’ideale di pace ed eguaglianza. L’ incontro tra Petra e Lorenzo, un rampante banchiere di cui osserviamo la lenta presa di coscienza dell’assurdità dei meccanismi dell’economia, e la loro opposizione ai due livelli su cui si articola il potere maschile, crea gli elementi per articolare una vicenda piuttosto didascalica, che non manca però di colpi di scena e di un finale non consolatorio. Una gradevole lettura, il terzo lavoro di un collettivo di scrittori che, nascondendosi dietro il nome di un antieroe omerico, propone un’interessante sguardo sul futuro.
L’unica direzione verso cui dovrebbe guardare ogni collettivo.

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