Recensione: Stig Dalager, L’uomo dell’istante, Iperborea

Stig Dalager, L’uomo dell’istante

Iperborea, pp. 383, euro 18.50

Traduzione Ingrid Basso

L’uomo dell’istante ovvero Soren Kiekegaard. Ci troviamo di fronte infatti la biografia romanzata di uno dei filosofi  più influenti del ‘900. Benché morto nel 1855 il pensiero di Kiekegaard sarà raccolto e sviluppato da molti pensatori a lui successivi, soprattutto per quelli che, come lui, cercheranno in Dio una risposta all’angoscia dell’esistenza.

Ma questa non è la sede per analizzare questa filosofia. Ciò che conta è la vita di quest’uomo che, a causa di un senso del dovere opprimente, derivato dalla rigida educazione del padre, rinunciò a molti dei piaceri che si possono raccogliere in terra per dedicarsi ad illustrare ai suoi numerosi lettori i motivi per cui era preferibile scegliere gli incerti piaceri dell’al di là. Tra i piaceri terreni ad uno fondamentale rinunciò il nostro: non si sposò mai. Benché avesse strappato dalle mani di un rivale la bella Regine Olsen e si fosse fidanzato con lei, Kierkegaard, tormentato dall’idea che quella non fosse la scelta giusta, fini per rinunciare a Regine, dedicando l’intera sua esistenza all’analisi del rapporto dell’uomo con Dio.

Dalager è molto bravo nel mettere in scena questo dramma individuale; attratto da Regine, ha scelto di non farsene attrarre e così ogni istante della sua vita si colora della perdita volontaria, che si rinnova ad ogni muto incontro dei due. Le strade di Copenhaghen sono il teatro di questo piccolo dramma, che ebbe conseguenze sull’intera cultura occidentale. L’autore lascia supporre infatti che alcuni dei pensieri più radicali del filosofo nascono come diretta conseguenza della sua scelta di abbandonare Regine. Che questa filosofia derivi la sua essenza dalle vicende accidentali del pensatore non convince chi ritiene la filosofia debba cercare una verità sostanziale, non soggettiva. Scopo di Kierkegaard non è però una filosofia mirante alla verità, dato che la verità è nelle mani di Dio. Suo scopo è solo fare la scelta giusta; ma, dato che la scelta è soggettiva e passibile ad ogni momento di revisione, è insicura, è generatrice di angoscia e malinconia. Il tutto esposto in maniera eccellente in questo libro.

A voi la scelta.

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