Recensione: Fausto Brizzi, Ho sposato una vegana, Eianudi.

Recensione.

Fausto Brizzi, Ho sposato una vegana
Eianudi, pp. 126, euro 10.00

Come l’autore tiene a precisare tutto quello che c’è in questo libricino è vero, purtroppo. Il giustamente affascinato Fausto Brizzi, regista e scrittore, invita a cena la bella e futura sposa Claudia Zanella in un ristorante di un certo spessore; e quando dico spessore, mi riferisco ovviamente a costate, fiorentine, ogni sorta d’affettati e parti varie d’animali morti assemblate a scopo mangereccio dall’uomo civilizzato. Il nostro ci resta di sale, e mette in atto una serie di mosse disperate per recuperare, quando la valchiria annuncia, con voce glaciale e guardandolo schifata mentre addenta una fetta di pata negra: sono vegana.

Questo è l’incipit di una storia d’amore che porta il nostro a compiere tutta una serie di scelte riguardo al proprio rapporto con il cibo e con il regno animale in generale. Sì, perché la bella Claudia è una Vegana Integrale e non può vivere vicino a persone eticamente meno che specchiate. Il rapporto con il reale è completamente da ritabellare e Fausto è bravo a mantenere per tutta la durata del libro il tono a metà tra un dileggio divertito, posizione abituale dell’onnivoro verso il vegano, e una profusione di rispetto, posizione altrettante abituale dell’innamorato verso l’oggetto d’amore. Ogni stoccata all’ideologia vegana è subito ricuperata dall’enumerazione doviziosa dei vantaggi che ne conseguono, equilibrio necessario per mantenere sia una speranza di vendere qualche copia – i libri vegani doc minacciano una noia mortale – sia di essere ammesso in casa alla nascita della figlia.

Sì, perché Claudia è in attesa della figlia di Fausto, notizia giunta prima della conclusione del libro e che riesce a donare quasi un senso di compiutezza sia alla trasformazione terminabile/interminabile del nostro sia al libro.

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