Recensione: Dominique Manotti, Oro Nero

Dominique Manotti
ORO NERO
Edizioni Sellerio, pp. 407, € 15,00
Traduzione Francesco Bruno

Abbiamo già avuto modo in passato di parlare dei libri di questa brava scrittrice francese, che anche in questo caso non delude le aspettative. Il noire usato in questo modo diventa uno strumento letterario perfetto per svolgere la funzione informativa che dovrebbe essere propria alla letteratura. Nei venti concitati giorni in cui si svolge la vicenda, veniamo infatti a vedere in presa diretta come avrebbero potuto svolgersi alcuni fatti che hanno influito sul modo in cui si distribuisce l’energia nel nostro pianeta. L’energia di cui parlo, trattandosi di fatti risalenti agli anni ’70, è ovviamente il petrolio, l’oro nero del titolo.
Il commissario Theodore Daquin viene mandato a Marsiglia. Appena arriva due morti. Poi un altro, all’uscita dal casinò di Nizza. Il morto: un ex boss della mala marsigliese, le mani in pasta nel trasporto e nella raffinazione del petrolio. Prima di occuparsi di petrolio, il boss apparteneva al gruppo che gestisce la Franch Connexion, responsabile del traffico di droga dall’Asia all’Europa-America. Prima che questo iniziasse abbiamo assistito ad un matrimonio: protagonisti Michael e Emily. Michael è un trader specializzato in metalli, Emily la figlia di un magnate dei metalli del Sudafrica. Come può il commercio di metallo essere invischiato nel commercio dell’oro nero? Domanda retorica: sono i tempi delle sette sorelle e del loro controllo dei prezzi, i paesi ricchi stanno ancora strozzando le economie povere per avere a basso costo le materie prime, ma le cose stanno per cambiare.
Questo avvincente romanzo racconta come, attraverso una fiction di ammazzamenti violenti e coperture politiche locali, i protagonisti della vicenda abbiano raggiunto, ciascuno a modo suo, gli obiettivi che si erano posti all’inizio. I morti e le ingiustizie sono evidentemente secondari nell’ottica del commercio ad ogni costo. Ciò che conta è che l’oro nero continui a scorrere, riversando denaro nelle mani di chi se ne occupa. Pregevole anche la caratterizzazione dei personaggi, utile a chiarire come le strutture di potere marsigliese e corse abbiano saputo intrigarsi alla perfezione con le nuove esigenze del commercio; c’è anche una stoccata alla aleatorietà dei valori nel commercio d’arte contemporanea, in cui Michael e  Emily saranno coinvolti alla fine, che vede Ginevra tra le principali piazze d’affari del mondo.
Al termine, un dato extra narrativo va riportato, giusto per rendersi conto di cosa stiamo parlando. Le quattro ditte più importanti della Svizzera – Ginevra è un po’ l’Eldorado per i cattivi della storia – sono società di intermediazione di prodotti petroliferi. Tra tutte, vantano un fatturato di circa 800 miliardi di dollari; la Nestlé, la più famosa ditta svizzera, non raggiunge i 100. Oro nero nel nel cuore della linda e onesta Europa.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *