Recensione: James Ellroy, Perfidia, Eianudi

James Ellroy, Perfidia
Eianudi, pp. 882, euro 22
Traduzione Alfredo Colitto
Ellroy è già noto per il suo stile, che si sintetizza nella più assoluta mancanza di ipotassi. Mettere in ordine tanti piccoli pensieri per oltre ottocento pagine non è tanto facile, ma al suo ottavo romanzo la tecnica è ormai affinata e non sorprende il lettore. Una piccola sorpresa arriverà invece dal tema con cui inizia questa nuova tetralogia: la reclusione dei giapponesi residenti in America dopo l’attacco al Pearl Harbour.
Pochi lo sanno. Forse pochi l’hanno mai saputo. O se l’hanno saputo non lo ricordano. Provare per credere. Se assalto la tua casa tu ti difendi. Se hai dei servitori del mio gruppo etnico non li tratti più bene. Dimentichiamoci dei diritti dell’uomo. Negli anni ’40 non c’erano ancora comunque questi sopravvalutati diritti. Anche se qualcuno iniziava a pensarci. E la polizia di Los Angeles deve occuparsi di questa grana. Non tutti sono però d’accordo circa le modalità da adottare. Tutti invece su una cosa sono d’accordo: taglieggiare i giappo, come pure i nisei – giappo di seconda generazione e quindi secondo la logica dei diritti umani americani a tutti gli effetti – per acquisire potere. Si scontrano quindi sul palco di questo romanzo due fazioni. Semplifichiamo dicendo che la prima è capeggiata da Dudley, sergente a dir poco crudele. Lui è per una sfruttamento integrale, guerra compresa, della situazione. Giapponesi rinchiusi e soldi per me e per la cerchia dei miei fedeli. Gli si oppone il capitano W. H. Parker. In teoria più ligio al rispetto delle regole. In pratica un po’ meno uomo. Ma è moooolto semplificato. Nella storia entrano tanti altri personaggi. Una menzione a Hideo Ashida, l’agente giappo esperto della scientifica e quindi irrinunciabile per le sue capacità tecniche; e a Kay Lake, autrice delle pagine diaristi che che accompagnano tutta la storia. Che si conclude, lasciando l’attesa per il prossimo episodio, in 23 giorni: dal 6 Dicembre, vigilia dell’attacco giapponese, al 29 Dicembre.
Questo è il succo della storia. Al di là della vicenda, comunque coinvolgente, è però interessante notare che la velocità sintattica di Ellroy ha un merito difficile da ottenere in letteratura: rende le situazioni che via via si presentano molte dense dal punto di vista di ciò che accade senza per questo annoiare il lettore. La perfidia dei personaggi, motivati primariamente da potere e denaro, trova sempre una spiegazione logica da parte degli stessi interessati, cosa che ovviamente non avverrebbe nella realtà. Le spiegazioni che essi stessi danno di ciò che fanno servono sia a fare apparire più disumane le loro scelte sia a renderle estremamente logiche. Del resto è risaputo che le scelte logiche, economiche, sono spesso disumane.
Soprattutto quelle fatte in tempo di guerra.

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