Recensioni: T.C. Boyle, Gli amici degli animali, Feltrinelli.

Recensione:
T.C. Boyle, Gli amici degli animali
Feltrinelli, pp. 460, euro 20
traduzione Andrea Butti

Giunto al termine della lettura del nuovo romanzo di T.C. Boyle sono indeciso su come comportarmi alla sua prossima uscita, se affrontarla o meno. Diciamo che ho capito come lavora il nostro, un valente artigiano della letteratura. Avvantaggiato dall’interesse universale che rivestono gli accadimenti storici made in USA, frutto della colonizzazione dell’immaginario da parte dell’industria dello spettacolo americana, Boyle ha adottato la strategia di ritagliare uno specifico momento di questa storia e costruirci attorno una vicenda verosimile. Come ho già avuto modo di osservare, il romanzo storico ha un fondamentale vantaggio sul romanzo calato nel presente; esso può ammantarsi dell’epicità che colora il passato, laddove il presente si presenta scialbo e privo di interesse per il lettore, che cerca proprio nel libro qualcosa che gli permetta di oltrepassare il presente.

Se in Doctor Sex (Einadi) e Donne (Feltrinelli) il risultato era stato meritevole di attenzione, e lettura, in questo caso sono rimasto un po’ dubbioso. La vicenda, in primis, non si svolge in un passato vero e proprio, remoto, come nei due casi precedenti, ma in un passato prossimo, tra la fine dello scorso e l’inizio di questo secolo. Attorno alle Northern Channel Islands, al largo della California, si oppongono due fazioni, entrambe composte da amici degli animali. Senonchè la prima ha dalla sua anche il governo e gli scienziati, la seconda solo il sentimento popolare suscitato in risposta a facili slogan. Il busillis è se si debba sopprimere o meno una specie introdotta abusivamente nelle isole e che minaccia di distruggere altre specie autoctone e rarissime, oppure preservarla ad ogni costo per non interferire con il meccanico incedere della natura.
La parte filo governativa è impersonificata da una giovane donna, estremamente combattiva; il versante populista è impersonificato da un capellone ricco e con un orribile carattere, che cercherà in tutti i modi di sabotare le attività legittimamente stabilite. Si intrecciano alla vicenda ecologista le peripezie personali di tutti i protagonisti. In questo Boyle si dimostra l’abile artigiano che dicevo; ma qualcosa manca.
La prossimità temporale della vicenda la rende, come dicevo, priva dell’epica necessaria a mantenere alto l’interesse per tutto lo svolgimento. Una battaglia come quella combattuta tra le pagine di questo romanzo è sia troppo lontana nello spazio sia troppo vicina nel tempo per essere veramente interessante. Si sa già chi vincerà, in ogni luogo nel tempo attuale: la banalità del presente.
Sulla pelle degli animali, autoctoni o meno.

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