Recensione: Marshall Jon Fisher, Terribile splendore, 66thand2nd

Marshall Jon Fisher, Terribile splendore
66thand2nd, pp. 317, euro 18
Traduzione Paolo Cognetti, Federca Bonfanti
 
Ogni genere di sport rischia, con il passare degli anni, di degenerare; da attività nata con finalità sì competitive, ma di una competizione che rispettasse determinati principi di sportività, si è passati ad agonismo sfrenato in cui ciascuno cerca solo di affermarsi sui concorrenti in dispregio a qualsivoglia regola decoubertiniana. Lode quindi all’autore di questo pregevole volume nel quale, non so se rispecchiando la realtà o colorandola per renderla più seducente,veniamo riportati in un’atmosfera di sportività che fa nostalgia.
Siamo a fine Luglio del ’37, la Germania sta facendo capire le proprie intenzioni bellicose, gli altri paesi Europei guardano timorosi e l’America cerca di non farsi coinvolgere. In questa atmosfera molto particolare si gioca la semifinale di coppa Davis tra USA e Germania. Protagonisti dello scontro il Barone Gottfried Von Cramm e Donald Budge, astro nascente del tennis americano. Il libro, in perfetta coerenza, è costruito sui cinque set più un dopopartita.
Ovviamente non ci si limita a descrivere gli scambi palla. Ad ogni set vengono aggiunte ulteriori informazioni sulla vita privata e sociale dei personaggi della vicenda. Su tutti spicca Bill Tilden, allenatore ombra della squadra tedesca e grande campione americano dei tempi d’oro. Su tutto però, ancor più ovviamente, spicca il quadro che la guerra imminente andava delineando. Le vicende politiche dell’Europa e del mondo sono intrecciate al destino che le minoranze perseguitate dai nazisti subirono. Oltre ai destini degli atleti ebrei, alcuni dei quali personali amici di Von Cramm, due dei tennisti principali della vicenda non rispecchiavano le tendenze accettate dai rispettivi governi. Sia Von Cramm sia Tilden erano infatti omosessuali ed entrambi subiranno pesanti conseguenze per le proprie scelte. Senza entrare nei dettagli – per quelli c’è il libro – va segnalato come sia i nazisti sia gli americani utilizzarono i due campioni fino all’ultimo, pur conoscendo i dettagli della loro vita privata. Una volta esauritane l’utilità sportiva, fecero pagare loro lo scotto delle scelte compiute.
La cornice storica ed un dettagliato lavoro di documentazione, al di là del tono vagamente elegiaco con cui viene descritta la sportività dei bei tempi andati, permettono all’autore di scrivere un libro estremamente godibile che si lascia leggere tutto d’un fiato, diffondendo attorno a sé contemporaneamente il nitore dei princìpi rispettati al di là del proprio tornaconto e l’ombra cupa del nazismo, che qualunque principio travolse a proprio uso e consumo: un Terribile Splendore.

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