Recensione: Joel Dicker, La verità sul caso Harry Quebert, Bompiani

Joel Dicker, La verità sul caso Harry Quebert
Bompiani, pp. 770, euro 19.50
Traduzione Vincenzo Vega
Se vogliamo passare sopra ad un paio di forzature della trama, tralasciare l’aspetto centrale e disturbante del romanzo, non soffermarci sulla scrittura che, sebbene più che discreta, in più momenti diventa noiosa, diciamo che il polpettone estivo del giovane scrittore svizzero passa l’esame della critica. Ovvero, quello che è pensato appunto come la riproposizione del modello narrativo americano da parte di uno scrittore europeo riesce a coinvolgere il lettore al punto da permettere allo stesso di affrontare il voluminoso scritto con una certa tranquillità; la tranquillità richiesta appunto al polpettone estivo.
E’ pur vero che l’incipit non è dei più convincenti. L’innamoramento del giovane Harry Quebert, 35 anni e tanta voglia di scrivere, per l’ancor più giovane Nola, 15 anni e tanta voglia di andarsene da Aurora, il paesino del New Hempshire dove si svolge la gran parte della vicenda, non appare credibile; sembra messo lì, non giustificato né giustificabile oltre che discutibile dal punto di vista dell’adulto; in Italia, ma penso anche in America, per queste cose c’è la galera. Ancor meno credibile appare il ritrovamento nel giardino di Quebert, oltre trent’anni dopo la storia d’amore, del cadavere di Nola. Il 30 Agosto del ’75 infatti Nola era scomparsa e nessuno l’aveva più rivista. Parte subito il caso. C’è la mobilitazione dei giornali e dell’opinione pubblica e, non poteva mancare, del fidato allievo di Quebert.
Marcus Goldman, il narratore della vicenda, è stato infatti allievo di Quebert nella piccola università dove costui insegna dalla data di pubblicazione del romanzo Le origini del male, la storia d’amore tra lui e Nola pubblicata senza ovviamente renderne note le fonti e da trent’anni acclamato dalla critica come uno dei romanzi più importanti della letteratura. Ora Goldman soffre il cosiddetto blocco dello scrittore. Non sa come fare a ricreare l’atmosfera del suo primo romanzo, un grande successo.
Questi i dati delle prime cinquanta pagine dai cui parte lo svolgimento del romanzo. Uno svolgimento tutto sommato più che dignitoso, con scheletri sepolti nel passato che verranno lentamente disseppelliti anche se in modo non proprio inaspettato. I responsabili di quell’omicidio sono ovviamente nascosti tra gli abitanti di quella tranquilla cittadina americana e c’è pure il poliziotto burbero che diventa amico di Goldman e si fa affiancare da lui nello svolgere le indagini. Tutto questo è inframmezzato a gustosi siparietti tra Goldman ed il suo editore, il signor Barnaski, vera incarnazione dello spirito affaristico che pervade l’editoria moderna. Per Barnaski l’inaridimento della vena creativa di Goldman non è un problema; il problema è che per contratto avrebbe dovuto produrre altri cinque libri. Coglie allora la palla del cadavere ritrovato al balzo e lancia il giovin scrittore sulle tracce della verità; o meglio, sulle traccia del possibile successo editoriale.
Sotto al tema dell’amore di Nola e Quebert corre quindi lo scontro tra le richieste dell’industria culturale e la necessità dello scrittore di scoprire la verità. E quando alla fine la verità sarà scoperta  lo scrittore la potrà proporre all’industria culturale?
La risposta, la verità, è nel libro.

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