Recensione: Gabriele Romagnoli, L’artista, 66thA2nd

Gabriele Romagnoli, L’artista
66thA2nd , pp. 253, euro 16
E’ difficile raccontare la storia di questo romanzo perché è piena di dettagli ed ognuno ha una certa rilevanza per l’esito finale. Mi limiterò quindi a dire che il padre del narratore ha rischiato di essere fucilato dai nazisti in fuga verso la Germania. Chiuso nelle cantine del municipio, Remo Gualandi viene salvato dall’intervento provvidenziale dell’Artista, un ricco personaggio che vive appartato in una villa del paese. Il giovane Remo, prima di essere catturato, aveva iniziato la sua storia d’amore con Marta, una coetanea. Marta intercederà presso l’artista per lui, dopodiché scomparirà dalla sua vita.
Questa storia ci viene raccontata dal figlio di Remo, il narratore. Oltre a questa ci sono le storie sue di bambino nella Bologna degli anni ’60 e l’epilogo in cui lui e il padre tornano al paese per cercare la tomba dell’artista; il padre sostiene che è morto, il figlio di averlo intravisto tra i lacrimogeni degli scontri di piazza di fine anni ’70.
Per motivi che saranno chiari al lettore, e che giustificano la sua centralità nel romanzo, l’Artista ha avuto una certa importanza nella vita familiare dei Gualandi. Il suo intervento nei confronti del condannato a morte è rimasto avvolto in una aura di magia ed ogni successivo incontro con lui è stato raccontato con questi toni. Romagnoli spiega, alla fine del libro, di essersi liberamente ispirato per l’episodio durante la guerra alla figura di Gustavo Adolfo Rol, noto sensitivo italiano del dopoguerra. Più che l’Artista eponimo però, che con il suo essere sempre un po’ superiore e distaccato da tutto resta in definitiva un elemento incongruo rispetto all’ambiente del romanzo, è Remo Gualandi il vero artista della vicenda. Senza mai uscire dai binari  di un’etica personale molto rigorosa, che il figlio da giovane non riesce a  capire ma che ora, con il ricordo, rivaluta, Remo riesce ad arrivare alla vecchiaia superando i mille scogli che la vita ci può porre davanti senza che il figlio debba, a posteriori, rammaricarsi delle sue scelte.
Riuscire a vedere oggi, nel tempo trascorso, un che di necessario, non è impresa da poco.

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