Recensione: G. Willow Wilson, Alif l’invisibile, Il saggiatore

G. Willow Wilson, Alif l’invisibile
Il saggiatore, pp. 490, euro 17
 
Alif, prima lettera dell’alfabeto arabo, è il nome in codice nella comunità degli Hacker del giovane protagonista di questo romanzo d’avventura. Alif vive nella Città, il luogo simbolico ove si applicano senza particolare rispetto dei diritti umani le modalità abituali dei governi arabi di trattare con i dissidenti. Alif, oltre che essere un hacker, ossia colui che dietro giusta mercede aiuta chiunque a sfuggire alle strettoie del potere, è anche innamorato di Intisar, la bella ragazza che, all’inizio del romanzo, si scopre promessa dal padre ad un alto funzionario del governo.
Da qui parte tutta l’avventura. Nel tentativo di bloccare ogni contatto tra sé e Intisar, Alif cercherà di generare un programma che riconosca l’utente connesso a partire da caratteristiche uniche; per farlo utilizzerà un vecchio manoscritto, Le mille e un giorno, un libro magico rubato dagli uomini ai Jinn, le creature mitiche della religione islamica. E’ implicito, in questa sommaria presentazione, che per arrivare a far trionfare il bene sul male, Alif dovrà ricorrere ai Jinn e far correre a se stesso e ai suoi amici numerosi pericoli.
Mentre lo fa, Alif dialoga con vari interlocutori e permette all’autrice del romanzo di esporre alcune sue considerazioni sulla religiosità islamica. In questo elemento sta l’aspetto più originale e interessante del romanzo. L’autrice è infatti una convertita, una persona cioè che ha adottato la fede islamica prima di trasferirsi in Egitto dove ha collaborato a testate giornalistiche locali e internazionali. Con questa peculiare visione la Wilson riesce a fornire un gradevole prodotto, dove si mischiano evidenti riferimenti a tradizioni arabe ed altrettanto evidenti riferimenti a classici occidentali del genere fantasy; il destino del libro ricorda l’anello di Frodo e le fughe e i ritrovamenti dei personaggi ricordano molto certi snodi narrativi di Guerre Stellari.
Senza prendere esplicite posizioni teologiche, la Wilson cerca di affermare la libertà dell’individuo pur nel rispetto delle tradizioni religiose; è come se bastasse un computer e una buona connessione wi-fi.
Del resto è solo un libro di svago.

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