Recensione: Giorgio Caponetti, Due belle sfere di vetro ambrato

Giorgio Caponetti
DUE BELLE SFERE DI VETRO AMBRATO
Edizioni Marcos Y Marcos, pp. 252, € 12,00

La leggenda narra che Bartolomeo Colleoni fosse affetto da poliorchidismo. Significativo a tale riguardo  l’emblema della casata, le famose tre palle. Partendo da questo dettaglio biografico, Giorgio Caponetti costruisce una divertente vicenda che vede coinvolti, oltre al condottiero, un ricco commerciante della repubblica veneziana, il figlio bastardo di Colleoni ed il cavallo su cui il condottiero è immortalato nella statua di Venezia. Cosa saranno infatti le due sfere di vetro ambrato che il professor Alvise Pàvari dal Canal tiene all’ultimo piano della sua splendida casa che affaccia sul canal grande?
Per capire l’origine del grazioso suppellettile e la sua importanza per una misteriosa, e bellissima, ragazza sovietica che Alvise ospita come pigionante nella sua casa, veniamo condotti a ripercorrere la storia che portò al compimento della colossale statua che il Colleoni richiese espressamente fosse costruita in sua memoria prima di morire.
Uno stile molto lieve ma curato unito ad una profonda conoscenza del mondo dei cavalli, permettono all’autore di costruire una vicenda che si lascia leggere con piacere e che condurrà il lettore a scoprire il segreto che è custodito all’interno della pesantissima; un segreto che coinvolge un altro grande personaggio del rinascimento italiano e che il disegno in copertina può lasciare intuire al lettore esperto del mondo dell’arte.
Per tutti gli altri non resta che leggere il libro.

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