Recensione: John Irving, Ultima notte a Twisted River, Rizzoli

John Irving, Ultima notte a Twisted River

Rizzoli, pp. 664, euro 22

Traduzione Stefano Bortolussi

Che vita avrà un bambino che, per sbaglio, uccide la donna con cui suo padre sta facendo l’amore in una stanza arredata sopra la cucina di un campo di taglialegna nei boschi degli stati dell’America del Nord all’inizio degli anni ’50? Per capire come riuscirà a liberarsi di questa esperienza, o meglio, ad assorbirla, occorre leggere tutto l’ultimo (ora penultimo), affascinante libro di Irving.

Per chi non avesse mai letto lo scrittore statunitense questo potrebbe essere un buon punto di partenza. Le tematiche che Irving ha affrontato nei suoi libri precedenti sono condensate in questa vicenda che copre cinquant’anni di storia americana. C’è la sessualità, l’amicizia, la perdita dei genitori ed il successo; c’è la guerra in Vietnam e l’attentato alle torri gemelle; e ci sono le esperienze personali di Irving, gli orsi, la caccia e il diventare grandi senza un genitore; ma, più di tutto, ci sono varie riflessioni dello scrittore sul suo metodo di scrittura, visto che il bambino diventa, crescendo, uno scrittore. Nell’ultimo capitolo, un po’ troppo consolatorio in verità, nel quale l’ormai ultra sessantenne bambino trova quello che potremmo definire un approdo alle sue tribolazioni, ci viene mostrato indirettamente la tecnica di composizione del libro che stiamo leggendo. Un particolare curioso che, per l’ennesima volta, permette di ribadire il concetto che per la realizzazione di un libro di peso non basta un’idea appena abbozzata e sviluppata in base all’estro, come vuole l’ideale romantico dell’artista, ma occorre un lavoro meticoloso e, se necessario, lungo nel tempo di definizione dei dettagli, ed una grande consapevolezza di dove si vuole arrivare.

Ma questo non toglie che il lettore tutto questo lavorio, tutta questa preparazione, non la deve vedere; solo alla fine arriva, insieme al protagonista, al significato di quell’ultima notte a Twisted River.

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