Recensione: Martin Suter, Il talento del cuoco, Sellerio

Martin Suter, Il talento del cuoco

Sellerio, pp. 312. euro 16

Traduzione Emanuela Cervini

La diaspora Tamil, che non è non è numericamente paragonabile a quella, tanto per dire, degli ebrei, proprio perché così poco appariscente attira meno l’attenzione del grande pubblico. Eppure, come ogni popolo in esilio anche i Tamil all’estero premono per riconquistare i propri diritti. Sulla liceità o meno di queste richieste si potrebbe aprire un dibattito ma Martin Suter, lo scrittore svizzero autore di questo pregevole romanzo, non è un saggista e si limita a raccontare una storia, che risulta sicuramente interessante per i risvolti sociali, oltre che piacevole alla lettura.

Siamo dunque in Svizzera. Il giovane Maravan lavora come sguattero in un ristorante di lusso, benché la sua esperienza in Sri Lanka con la nonna Nangay lo abbia reso padrone dei segreti della cucina ayurvedica. Nello stesso ristorante, sede di appuntamenti di lavoro dei pezzi grossi della finanza svizzera, lavora anche una ragazza, molto bella ovviamente, Andrea. La competenze di Maravan unita alla intraprendenza di Andrea spingeranno i nostri due a lanciarsi nell’attività privata con una ditta di catering ‘erotico’, la Love Food. Visto che gli affari dedicati al sesso interessano una vasta fetta di popolazione, in breve si troveranno a gravitare attorno a loro una serie di personaggi loschi legati al commercio internazionale – illegale – di armi ed alla resistenza tamil contro il governo dello Sri Lanka. In questo modo, si segue l’incalzante trame del roman! zo fino alla la fine, dove ogni cosa troverà il suo posto ed i cattivi subiranno la giusta condanna del fato.

Un buon romanzo si costruisce spesso sulla capacità dello scrittore di presentare una realtà sconosciuta in termini accessibili. La vita emotiva di Maravan  è intrecciata molto bene alle sue origini ed alla sue fede induista che, unite, ci presentano un personaggio che si fa subito apprezzare per la sua capacità di perseguire i propri obiettivi senza violare i propri principi.

Il talento del cuoco, appunto.

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