Recensione: Horacio Castellanos Moya, L’uomoarma, La nuova frontiera

Horacio Castellanos Moya, L’uomoarma
La nuova frontiera, pp. 92, euro 10
Traduzione Nicoletta Santoni
Diciamo che per una volto ho consapevolmente infranto le regole che presiedono alla scelta dei libri: ho letto la controcopertina. O meglio, una nota appuntata sul retro copertina di questo libro, che per descriverlo dice: “seppellisce per sempre il realismo magico sudamericano.”  Impossibile per me resistere a questo grido di speranza. E al di là dell’improbabilità che si realizzi questa speranza, va detto che il romanzo è ben descritto da questa frase. Con uno stile che ricorda per molti aspetti quello degli ultimi libri di Carlotto,  l’autore descrive senza fronzoli le esperienze di Robocop, un giovane salvadoregno che, entrato giovanissimo nelle fila dell’esercito ufficiale, racconta com’è riuscito a sopravvivere alla smobilitazione delle forze armate avvenuta a seguito del tentativo del paese di superare gli anni delle lotte tra destra di governo e sinistra extraparlamentare.
Il nomignolo che gli è stato affibbiato dipinge alla perfezione il personaggio: questo poliziotto è un robot, una macchina che viene incaricata di sopprimere altre macchine – uomini donne e bambini – dai suoi superiori, superiori che possono appartenere a questa o quella fazione, a seconda delle necessità da espletare per sopravvivere. Robocop procede indifferente attraverso i paesi del centro America, accumulando una scia di morti alle sue spalle, per approdare al fine al Paese che di Robocop è la patria effettiva, tanto per ribadire che tutti i fatti di sangue in centro America rimandano alla CIA.
Questo libro è iper realista. Solo attraverso un’esagerazione, una tipizzazione voluta e consapevole è ormai possibile avere un’idea di cosa succede in certe zone del mondo ed in certi settori della popolazione. Il reale è diventato talmente finto che anche la magia può andar bene per descriverlo fintamente, ed accontentarsi di queste descrizioni semplificate è il segno di un’immaturità che fa il gioco dei vari Robocop e di chi li comanda.
Il realismo magico è uno stato della mente, l’uomoarma è lo stato delle cose.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *