Recensione: David Lodge, Un uomo di fascino, Bompiani

David Lodge, Un uomo di fascino
Bompiani, pp. 682, euro 20
Traduzione Mary Gislon e Rosetta Palazzi
 Le grandi personalità del passato devono la loro fama in gran parte al fatto, appunto, di appartenere al passato. Nel passato, quando non era ancora avvenuta la completa trasformazione della vita pubblica in vita economica, un personaggio di rilievo poteva ancora compiere delle scelte dettate prevalentemente da motivazioni diciamo pure etiche, rispettose di un ben definito criterio che esiste indipendentemente dai propri interessi economici ed egoistici. La lontananza nel tempo permette di passare sotto silenzio le scelte economiche per far risaltare le scelte etiche. In questo senso, leggere la vita di Herbert George Wells raccontata in maniera stupenda e magistrale da David Lodge permette al lettore di vedere come sia possibile perseguire un ideale nobile e sensato, pur cadendo nelle inevitabili contraddizioni che la vita sociale pone di fronte a chiunque voglia vivere senza ritirarsi in un monastero.
     E H.G. Wells, chiamato familiarmente HG, uomo di solida formazione illuminista, era estremamente portato per la vita sociale. Nato da una famiglia povera, riuscì con l’impegno e la dedizione, ad aprirsi una strada prima nel mondo del giornalismo, e poi in quello delle lettere. Nei suoi libri ha sempre propugnato lo sviluppo del genere umano verso nuovi livelli di sviluppo e di dominio della natura, attraverso l’uso ragionevole della scienza. Ha anche scritto numerosi libri di costume, quelli per un pubblico più popolare, quelli per fare cassa per intendersi. Perché HG aveva bisogno di fare molta cassa, trovandosi a gestire un menage familiare estremamente numeroso. La vita privata di Wells, dopo un primo, disastroso matrimonio con una cugina, si svolse infatti tra il legame ufficiale con la moglie Jane, dalla quale ebbe due figli, e i legami ufficiosi che ebbe con molte donne, occasionali o stabili. Dai legami ‘stabili’ ebbe due figli. Va detto che tutto questo non sarebbe potuto svolgersi pacificamente senza l’approvazione della moglie che conosceva ed accettava l’esuberanza del marito riguardo i rapporti con l’altro sesso.
     Oggi, per la morale corrente, tutto questo non sarebbe lecito; facile il paragone, scorretto, con personalità politiche della nostra epoca. L’intemperanza non veniva sbandierata come un merito, una preoccupazione costante per i sentimenti delle altre persone mostra che per lo scrittore non era solo una questione di potere personale ma anche, e soprattutto, di trovare costantemente un senso nella vita che andava a svilupparsi, sia per se stesso sia per gli altri – le altre.
     Uno splendido ritratto di un’epoca, uno splendido affresco di un mondo che ormai non c’è più in cui un uomo di bassa statura, non particolarmente bello ma con una carica erotica strabordante ed una viva curiosità per le possibili novità che offre la scienza, è riuscito a lasciare un segno di sé attraverso i prodotti del suo intelletto e della sua attività pubblica. Un uomo che è riuscito a mettere a frutto al meglio lo sforzo consapevole di sviluppare un’attività intellettuale ed un’attività pubblica che mantenessero una certa coerenza. Il cosiddetto mercato di questa coerenza non sa che farsene oggi ed è questo, forse, il motivo per cui una tale figura può trovare rilevanza per il largo pubblico solo in forma di facsimile, di simulacro dickiano, mentre la cosa in sé, l’oggetto reale può trovare un adeguato risalto solo nelle pagine di un libro, l’ultimo rifugio della Realtà.

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