Recensione: Joyce Carol Oates, Doppio nodo, Bompiani

Joyce Carol Oates, Doppio nodo
Titolo originale The Barrens
Bompiani, pp. 352, euro 19.50
Traduzione Luisa Saraval
     Gli scrittori migliori sono quelli che hanno l’ossessione, ovvero quelli che sono convinti di dovere raccontare qualcosa di reale, che loro vedono ma che tutti possono vedere se loro lo raccontano bene. Joyce Carol Oates, ovviamente, rientra tra questi. La sua ossessione non è, in verità, delle più semplici da illustrare. Da suo primo romanzo che lessi, molto tempo fa, dove si narrava una storia che aveva come spunto lo scandalo ‘sessuale’ in cui venne coinvolto Ted Kennedy negli anni ’70, fino a quest’ultimo The Barrens, il bosco di pini in cui sono seppellite alcune vittime del serial killer Joseph Gavin, la Oates ha continuato apparentemente a presentare donne vittime dei soprusi dei maschi ma, in realtà, ha cercato di capire i motivi che spingono a questi soprusi. Questa è la sua ossessione, spiegare i motivi, fornire un quadro sensato – si fa per dire – delle situazioni.
     Oltre all’ossessione però, per fare un buon romanzo occorre anche metterci qualcosa che possa sostenere la storia, e la Oates costruisce un esemplare personaggio, Matt McBride. Agente immobiliare di successo in una ricca cittadina del New Jersey, Matt coltiva nel tempo libero la passione per la fotografia nei panni di Nighthowks, il falco della notte che con la sua macchina fotografica riesce a cogliere e ad immortalare squarci della realtà americana. Nella sua cittadina, linda e pinta, scompare una giovane artista, Duana Zwolle, che lui aveva incontrato casualmente un paio di volte; la ragazza scomparsa ha lasciato un diario nel quale dichiara il suo amore per Nighthawks e per questo Matt viene ritenuto dalla polizia un possibile responsabile della scomparsa. Ma noi sappiamo che è innocente; il vero colpevole è Joseph Gavin, anche lui artista, che ci sta raccontando la sua vita & i motivi che l’hanno spinto ad uccidere le donne & a metterle nella sua scultura Il matrimonio del cielo e dell’inferno.
     Come dicevo, la Oates cerca di spiegare i motivi per cui la gente compie le sue azioni ma non c’è nulla di manicheo nelle sue descrizioni. Il bene e il male non sono un suo problema, lei ci presenta la realtà, e sta poi al lettore valutare i comportamenti dei vari personaggi. La vita familiare di Matt è un casino, diventa peggio dopo che la polizia l’ha incriminato per la scomparsa di Duana ma lui si lascia comunque poco a poco risucchiare dalla ricerca dell’assassino – la ricerca della verità – e solo la soluzione finale lo potrà liberare temporaneamente dall’ossessione.
     L’apocrifa attribuzione a Flaubert del motto Madame Bovary? C’est moi!, benché apocrifa, vale per tutti gli scrittori, anche se la postmodernità, forse, non lascerà il tempo per stabilire chi vale davvero.

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